venerdì 29 aprile 2011

Senza Parole

Voi non ci crederete, ma Spen mi ha detto che da stamane alle otto (ora di Londra) sua madre ha fatto venire in casa la parrucchiera per la messa in piega, si è messa il suo vestito migliore, il cappello e i guanti (gesù...) e si è piazzata davanti alla tele a godersi il Royal Wedding...

martedì 26 aprile 2011

Dubbi

Ancora non capisco.
Avevo pensato già al vestito, ai guanti, al cappello, all'acconciatura.
Eppure ancora niente.
William E Kate non mi hanno invitato.
Non capisco il perchè. Mah...

Happy Easter (ci si riaggiorna in seguito...)

"Nell’inverno del 1972 R e io ci lasciammo, o piuttosto dovrei dire che fu lui a lasciare me. Si giustificò con ragioni vaghe, ma in sostanza disse di avere un io segreto, un io vile e spregevole che non avrebbe mai potuto mostrarmi: aveva bisogno di andarsene, come un animale malato… Cercai di oppormi, ma fu tutto inutile."

(Nicole Krauss)

E ancora adesso, non capisco perché non sei qui, qui con me.

giovedì 21 aprile 2011

Ricordo.

"Perché tu eri solita
camminare scalza per le stanze, e poi ti rannicchiavi sul letto,
gomitolo di piume, seta e fiamma selvaggia. Incrociavi
le mani sulle ginocchia, mettendo in mostra provocante
i piedi rosa impolverati. Devi ricordarmi così - dicevi; ricordami così, coi piedi sporchi; coi capelli
che mi coprono gli occhi...
Dunque, come potrò più avere voce. La Poesia non ha mai camminato così
sotto i bianchissimi meli in fiore di nessun Paradiso".
(Ghiannis Ritsos)




Le mie mani ti ricordano
più profondamente della memoria.
Non ci sei più ma le mie mani ricordano: sanno ripercorrere la carta geografica del tuo corpo, disegnare il tuo profilo, accarezzare i tuoi capelli. Si erano innamorate, abituate a te, il tuo corpo-continente. Io intanto cucino, scrivo, apro porte, allaccio bottoni, accarezzo e tocco mani altrui; quante cose faccio con le mie mani; una sola cosa vorrei, accarezzare te.

giovedì 14 aprile 2011

La serpe non cambia pelle.... Non è rimasta un'ombra da inseguire....

Fumo di nascosto. Non posso aprire le finestre e fumo chiusa in bagno. Poi accendo la ventola e tento di smuovere l'aria con un giornale.
Esco la mattina e fumo al Central Park. Pranzo sempre fuori e fumo come un'ossessa, dove si può, si intende. Mi sento triste quanto devo rientrare in casa e così fumo ancora.
E ovviamente lui se ne accorge sempre. Si incazza come una bestia.
Urla. I miei vestiti puzzano di fumo, le lenzuola puzzano di fumo, i cuscini puzzano di fumo, le mie mani puzzano di fumo.
Io sto zitta e non dico mai niente, sostengo il suo sguardo, dura, spigolosa, appuntita. Allora lui lo distoglie e smette di urlare.
Passiamo giornate intere così. In silenzio.
Solo la notte mi parla dicendo "spogliati" oppure, a volte, nemmeno quello e facciamo l'amore come animali, rabbiosi, brucianti di febbre. Mi addormento girata dal fianco opposto e se mi sfiora scosto la sua mano.
Al mattino apro gli occhi e lui sta uscendo di casa, vestito di tutto punto. Chiudo gli occhi fingendo di dormire ancora e passa a darmi un bacio lieve, in fronte, come fossi una bambina stupida, a volte sulle labbra.
Poi lui esce per andare al lavoro e sento negli occhi un velo umido, che scende lesto a bagnare il cuscino.

Non tutti i giorni è così. A volte ci parliamo. Sembriamo quasi esseri senzienti, civili. A volte sono già sveglia dalle quattro e giro per casa come un fantasma, gli occhi vuoti, le braccia lungo i fianchi. Poi mi vesto e esco con lui, faccio un pezzo di strada fino al caffè e facciamo colazione seduti, insieme, in mezzo agli estranei. Poi prende la metro e scompare al mio sguardo fagocitato da un miliardo di teste multicolor.Io resto sempre in piedi ferma a guardarlo andare via, seguo le sue spalle, i passi lenti, l'andatura quasi sbilenca da modello, immagino lo sguardo alto e fiero fra la massa di gente che lo sfiora. Vorrei poter ancora essere accanto a lui, sentire il profumo dolce della sua pelle fresca di rasatura mischiato all'acqua di colonia da trecento dollari.
E poi mi giro e procedo per le strade grigie, senza meta.