Svegliarsi al mattino con il trillo incessante del telefono proprio mentre sognavo che Spen mi faceva la sua solita chiamata mattutina, quella di un tempo almeno. E nel dormiveglia mi aspettavo la sua voce, la voce della gente che va verso la metro, il rumore all'interno dello Starbucks.. invece era mia madre che urlava "Dove seiiii!" Mi sono addormentata. Il Jet lag mi sta uccidendo. Dormo di giorno e sono sveglia la notte. E' un bel problema contando che sono tornata ad aiutare mia madre, lavoricchiare nel solito studio del solito notaio... fa un freddo pazzesco, ma almeno c'è un bel sole color arancio al mattino, che colora di incredibili sfumature rosa e violette l'aria tersa e ghiacchiata. Mi godo il mio rientro. Mi godo la mansardina tutta per me. Mio fratello, che quest'anno ha una donna e l'ha persino portata al pranzo di natale, festeggia il capodanno a Chigaco. Assurdo direi. Un Invernizzi arriva e un Invernizzi parte. Gli States ringraziano. Mi godo la schiuma morbida del cappuccio e il burro della brioches del bar in centro, la faccia di mia sorella quando ordino un matchafrappucino, i regali, gli ziie i parenti in un andirivieni che mi fa smogliare a un dottore che riceve in studio un paziente ogni mezz'ora, il cinema di natale con Andrea che m invita a sorpresa. Ho detto sì nonostante il silenzio sceso e la faccia preoccupata di mia madre. Al buio del cinema gli ho detto in un soffio "Sai che resto in Italia vero? Non parto più." Ho visto solo che si è girato a fissarmi, mentre la luce artificiale dello schermo rischiarava la sala.
Mi godo le mie amiche ex compagne del corso di danza classica, mi godo la cucina di mia madre, mi godo l'aitare mia nonna a fare i gomitoli di lana, le risate dei mie cuginetti, lo sguardo di mia sorella quando pensa che sono distratta. E mi godo anche questo silenzio, questa quiete.
Non penso a Spen. Almeno mi sforzo di non farlo con troppa continuità.
Mi manca come mi mancherebbe un arto. Sento che anche lui prova la stessa cosa, non so come ma è così. E' assurdo lo so, ma quando abbiamo di mezzo l'oceano diamo il meglio di noi stessi.
Abbiamo parlato, prima della mia partenza. Io ho pianto. Insomma, era lampante quanto fossimo al capolinea. E' finita. Stavolta è finita.
So che non troverò mai più un uomo così. In un certo senso è stato davvero l'amore della mia vita. Ed ero a pezzi sul cab, sul volo.
Cerco di curarmi, lentamente. Il tempo, mi ci vuole tempo.
Presto cecherò un lavoro, un lavoro serio. La cosa mi spaventa e non poco.
E presto chiuderò in maniera definitiva questo blog, che oramai non ha più senso. Non sono più in America e nemmeno ci tornerò.
Conto di aprirne un altro, tutto italiano, e vi darò qui il link.
Nel frattempo vado dai tortellini fumanti che mi chiamano.
giovedì 29 dicembre 2011
venerdì 23 dicembre 2011
Sono a casa
Sono al sicuro.
Tutto il resta non conta.
Non so se aggiornerò il blog a breve.
Per cui... tanti tanti auguri, a tutti voi.
Di serenità, salute, gioia, amore, abbondanza, ma sopra ogni altra cosa io vorrei poter augurare, quest'anno, la speranza: qualcosa di raro, prezioso, bello.
Buon Natale. Di cuore.
Tutto il resta non conta.
Non so se aggiornerò il blog a breve.
Per cui... tanti tanti auguri, a tutti voi.
Di serenità, salute, gioia, amore, abbondanza, ma sopra ogni altra cosa io vorrei poter augurare, quest'anno, la speranza: qualcosa di raro, prezioso, bello.
Buon Natale. Di cuore.
giovedì 22 dicembre 2011
mercoledì 21 dicembre 2011
Ore
In perfetto stile da vigliacca quale sono non trovo il modo per parlargli. Eppure devo. Domani parto. Sto facendo le valigie di tutta la mia roba e mi stupisco a capire quanta sia...negli anni ho accumulato una marea di assurdità e cose del tutto inutili. Qualcosa entro stasera lo devo spedire perchè non riesco a trasportare tutto, qualcosa l'ho già lasciato alla Vale, altre cose le lascerò qui.
Domani sarà l'ultima alba che vedrò su New York da questi vetri perennemente chiuse.
Ricordo quanto stavo male quando chiudevo gli scatoloni a Dallas, quanto piangevo come una scema mentre leggevo per l'ennesima volta gli sms dell'Uomo dei Silenzi barra Kings of Paraculs. Ecco, vorrei star male come allora. Perchè quel dolore sarebbe nulla in confronta a quello che adesso sento. Forse quello lo potrei sopportare. Per quelo avevo Spen, avevo Ash, avevo il mio lavoro, la mia casa, la mia famiglia texana. Ora qui ho solo finestre chiuse e il mio riflesso.
Gli ho scritto una lettera, almeno una bozza. Nel caso in cui proprio io non riesca. Ma devo parlargli.
So che parte per Londra il 23.
Mi manca il tempo.
Domani sarà l'ultima alba che vedrò su New York da questi vetri perennemente chiuse.
Ricordo quanto stavo male quando chiudevo gli scatoloni a Dallas, quanto piangevo come una scema mentre leggevo per l'ennesima volta gli sms dell'Uomo dei Silenzi barra Kings of Paraculs. Ecco, vorrei star male come allora. Perchè quel dolore sarebbe nulla in confronta a quello che adesso sento. Forse quello lo potrei sopportare. Per quelo avevo Spen, avevo Ash, avevo il mio lavoro, la mia casa, la mia famiglia texana. Ora qui ho solo finestre chiuse e il mio riflesso.
Gli ho scritto una lettera, almeno una bozza. Nel caso in cui proprio io non riesca. Ma devo parlargli.
So che parte per Londra il 23.
Mi manca il tempo.
sabato 17 dicembre 2011
Giorni
Nella sfavillante città, bisogna ormai ammettere quello che è: non sono mai stata una brava ragazza. Anzi. Ero e sono la peggio cosa che poteva capitare a un uomo.
La dolcezza credo sia d'un tempo festosa e confortevole.
Stasera io esco. Non mi cercate.
La dolcezza credo sia d'un tempo festosa e confortevole.
Stasera io esco. Non mi cercate.
martedì 13 dicembre 2011
Oggi lasciatemi a casa
Io sono in crisi. Ormai credo sia l'unica cosa certa. Sono in crisi da tempo, troppo. Lavoro molto, con orari assurdi, apposta per stancarmi e non pensare. Ma non riesco più a fare nemmeno quello.
Ho riflettuto ancora una volta su questa relazione, sulla mia vita.
Non so ancora che sarà di me a gennaio, a livello lavorativo. E questo preclude buona parte della mia immaginazione, soprattutto quella riguardante il visto. Ho pensato molto anche alla mia vita sentimentale.
Non ho più intenzione di chiedere a lui di rinnovare il mio visto per fidanzamento. Non ho più intenzione di chiedergli niente. Dal Thanksgivings ormai non mi parla più. Non viene quasi più a casa e quando lo fa non mi degna di uno sguardo, una parola. Sabato sera non è rientrato. Non ha avvisato. Io sono andata al locale tedesco, ho lavorato un pò e poi sono ho fatto nottata con Hans. Ho dormito a casa sua, in una sorta di tugurio minuscolo, in due su un divano letto nell'unica stanza. Ho dormito e basta. Mi sono svegliata con la sua erezione che premeva sul mio sedere e ho sdrammatizzato dando la colpa al mattino. Hans, con puro spirito crucco, ha sottolineato che il mattino non centrava nulla.
Non ho voluto aggiungere casini ad altri casini e sono tornata nella gabbia dorata di midtown. Sola. Io sono arci stanca di vivere così, di vivere da sola, di vivere solo di lotte, silenzi, litigi, ripicche, colpa tua colpa mia, amici chenon mi vanno, serate che non mi vanno.
SOno venuta in America per fuggire da una vita così, per avere il meglio, per respirare e per godere dell'azzurro e del rosa del cielo.
non è stata una scelta semplice. Ma ho deciso.
Torno in Italia. Non so come ma torno. Capovolgo il mondo ancora una volta.
Raccolgo tutto e me ne vado da qui, lo lascio e me ne vado.
Sono a pezzi al solo pensiero. Non so come farò.
Non lo so.
"Avrei voglia di andare anch’io in qualche posto con tanta gente, ma mi fa freddo uscire al di fuori di me."
(Valentina Diana)
Ho riflettuto ancora una volta su questa relazione, sulla mia vita.
Non so ancora che sarà di me a gennaio, a livello lavorativo. E questo preclude buona parte della mia immaginazione, soprattutto quella riguardante il visto. Ho pensato molto anche alla mia vita sentimentale.
Non ho più intenzione di chiedere a lui di rinnovare il mio visto per fidanzamento. Non ho più intenzione di chiedergli niente. Dal Thanksgivings ormai non mi parla più. Non viene quasi più a casa e quando lo fa non mi degna di uno sguardo, una parola. Sabato sera non è rientrato. Non ha avvisato. Io sono andata al locale tedesco, ho lavorato un pò e poi sono ho fatto nottata con Hans. Ho dormito a casa sua, in una sorta di tugurio minuscolo, in due su un divano letto nell'unica stanza. Ho dormito e basta. Mi sono svegliata con la sua erezione che premeva sul mio sedere e ho sdrammatizzato dando la colpa al mattino. Hans, con puro spirito crucco, ha sottolineato che il mattino non centrava nulla.
Non ho voluto aggiungere casini ad altri casini e sono tornata nella gabbia dorata di midtown. Sola. Io sono arci stanca di vivere così, di vivere da sola, di vivere solo di lotte, silenzi, litigi, ripicche, colpa tua colpa mia, amici chenon mi vanno, serate che non mi vanno.
SOno venuta in America per fuggire da una vita così, per avere il meglio, per respirare e per godere dell'azzurro e del rosa del cielo.
non è stata una scelta semplice. Ma ho deciso.
Torno in Italia. Non so come ma torno. Capovolgo il mondo ancora una volta.
Raccolgo tutto e me ne vado da qui, lo lascio e me ne vado.
Sono a pezzi al solo pensiero. Non so come farò.
Non lo so.
"Avrei voglia di andare anch’io in qualche posto con tanta gente, ma mi fa freddo uscire al di fuori di me."
(Valentina Diana)
domenica 11 dicembre 2011
mercoledì 7 dicembre 2011
giovedì 1 dicembre 2011
mercoledì 30 novembre 2011
Ideologia di parte
Nel nuovo ufficio del nuovo lavoro c'è un altro italiano. Un gran bel ragazzo che lavora nello step contabile successivo, e anche nell'ufficio adiacente. Niente di strano, gli italiani a New York sono più di metà di mille. Diciamo che mi ero accorta subito della sua presenza; oltre che le spalle, gli occhi, il fondoschiena ,è uno che dispensa sorrisi Durbans, come direbbe mia sorella.
Lunedì l'ho incontrato nella caffetteria interna e abbiamo scambito quattro chiacchere. Mi ha detto di essere fidanzato con una newyorchese. La cosa più assurda dell'America sono due italiani che parlano fra di loro in inglese. Stamattina l'ho trovato di nuovo all'ingresso. Ci siamo fermati ancora a parlare del più e del meno e poi mi dice "magari una di queste sere potremmo andare a bere una cosa insieme. Tu e io." Dapprima mica ho capito e ho sorriso come una cretina. Circa un'ora dopo mi si è accesa una scintilla. SOno andata nel suo ufficio e gli ho chiesto "Scusa, ma tu non eri fidanzato??"
La risposta è stata "E allora? Io la mia fidanzata la amo, le altre..bè, no."
Questa conversazione, unita alla telefonata della Vale in lacrime che mi spiegava che il suo sceriffo, con la quale conviveva in casa mia da quando io me ne ero andata da Dallas, è sposato, eppure viveva con lei una vita a parte, ecco, queste due sono le cose che mi hanno convinta in modo fermo che gli uomini fanno davvero schifo.
Lunedì l'ho incontrato nella caffetteria interna e abbiamo scambito quattro chiacchere. Mi ha detto di essere fidanzato con una newyorchese. La cosa più assurda dell'America sono due italiani che parlano fra di loro in inglese. Stamattina l'ho trovato di nuovo all'ingresso. Ci siamo fermati ancora a parlare del più e del meno e poi mi dice "magari una di queste sere potremmo andare a bere una cosa insieme. Tu e io." Dapprima mica ho capito e ho sorriso come una cretina. Circa un'ora dopo mi si è accesa una scintilla. SOno andata nel suo ufficio e gli ho chiesto "Scusa, ma tu non eri fidanzato??"
La risposta è stata "E allora? Io la mia fidanzata la amo, le altre..bè, no."
Questa conversazione, unita alla telefonata della Vale in lacrime che mi spiegava che il suo sceriffo, con la quale conviveva in casa mia da quando io me ne ero andata da Dallas, è sposato, eppure viveva con lei una vita a parte, ecco, queste due sono le cose che mi hanno convinta in modo fermo che gli uomini fanno davvero schifo.
domenica 27 novembre 2011
Total Relax
Sul viso maschera nutriente Sublimage, aspettando che la seconda mando di Jade Rose si asciughi, sbocconcellando Truffles Pink Prestate gusto chocolate&Mark de Champagne, spiaggiata sul divano.
Come mi sento leziosa...
Come mi sento leziosa...
giovedì 24 novembre 2011
Happy Thanksgiving
Oggi è il Giorno del Ringraziamento, la festa americana più importante dell'anno. La mia festa preferita a dirla tutta. Perchè è come il Natale, ma in più ci si sente grati, ci si rende conto di quanto sia importante quello che si ha. E come ogni Natale, dove vorreste essere? In famiglia ovviamente. Quando stavo in Texas non eisteva Thanksgiving senza la famiglia di Ash, le sue sorelle, il tacchino, la pumpkins pie, le focacce di granturco e il motto, con il tipico buonsenso del Sud, "quel che si ha lo si usa". Qui il tacchino lo si accompagna con il riso selvaggio e ha un altro sapore. Non mi andava di stare qui, in questa torre d'avorio a soffocare, io e lui, ognuno da solo.
Oggi sono andata ad aiutare ad una mensa per i poveri, giù a Queens, fra persone che non avevo mai visto, che non conoscevo e che forse, non rivedrò mai più. Oggi con loro mi sono sentita grata.
martedì 22 novembre 2011
Mia madre
Mia madre oggi mi ha sentita piangere al telefono e ha provato a consolarmi.
Alla fine della telefonata mi ha detto: "Eleonora, la mattina quando ti alzi lascia i sogni sotto le coperte e poggia i piedi per terra."
E io ci proverò.
Alla fine della telefonata mi ha detto: "Eleonora, la mattina quando ti alzi lascia i sogni sotto le coperte e poggia i piedi per terra."
E io ci proverò.
venerdì 18 novembre 2011
Sfogo da non leggere
Sarà questo freddo che ti entra nelle ossa la mattina quando è ancora buio, e vorresti solo il pigiama e le tue coperte, sarà qualcosa di chimico, una sostanza prodotta da qualche ghiandola nel mio cervello che si è bloccata, sarà quel che sarà. E' una giornata difficile, in cui ho male le gambe per aver messo gli stivali marroni con il tacco alto, in cui mi sono resa definitivamente conto che ho preso una delle mie sberle, ancora una, per un tipo che non posso proprio avere, che ho gli ormoni in testacoda e non ragiono, che ho la bocca impastata di un sapore amaro e salato e non c'è acqua da bere..ma perchè ogni volta che vedo un buco nero sento la necessità di infilarci la testa dentro? Perchè non so essere felice, semplicemente felice di quello che ho, e non è poco, perchè aspetto sempre un principe azzurro sotto mentite spoglie che mi trascini via, in qualche angolo recondido del mondo, che mi doni una nuova vita, una sorta di soffio nelle narici che infonda nuovo respiro.. perchè sono sempre così stanca e depressa, perchè quello che voglio davvero, quello di cui ho così disperatamente bisogno non arriva mai, perchè non mi piace la gente, e di conseguenza, lo so, io non piaccio a loro? Perchè il riflesso nel finestrino della metro della mia faccia fa solo ridere, mentre sfilano accanto a me tipe magre, truccate, perfette anche con il naso arrossato dal gelo e i capelli sconvolti dal berretto sfatto di lana..
Ma perchè il mio bicchiere è sempre mezzo vuoto.. (damn)
Non so bene come chiudere questo sfogo... forse dovrei cancellare tutto, sarebbe di certo la cosa migliore... invece voglio essere onesta fino in fondo nel mio sentirmi uno schifo, vorrei solo fare del sesso senza pensieri, un sacco di sesso buono, caldo, con un tipo dai capelli nerissimi e dagli occhi profondi come pozzi, abissi, che se ci penso assomiglia troppo a un uomo che ancora vive nel Texas e porco cazzo, che non è il mio fidanzato, e poi restare in un perenne dormiveglia sotto il suo piumone, con l'odore dell'ammorbidente misto a quello della sua pelle...
Devo andare a cena stasera, per il compleanno del mio fidanzato, poi a festeggiare con i suoi amici...
Mi sento davvero coperta di schifo.
Ma perchè il mio bicchiere è sempre mezzo vuoto.. (damn)
Non so bene come chiudere questo sfogo... forse dovrei cancellare tutto, sarebbe di certo la cosa migliore... invece voglio essere onesta fino in fondo nel mio sentirmi uno schifo, vorrei solo fare del sesso senza pensieri, un sacco di sesso buono, caldo, con un tipo dai capelli nerissimi e dagli occhi profondi come pozzi, abissi, che se ci penso assomiglia troppo a un uomo che ancora vive nel Texas e porco cazzo, che non è il mio fidanzato, e poi restare in un perenne dormiveglia sotto il suo piumone, con l'odore dell'ammorbidente misto a quello della sua pelle...
Devo andare a cena stasera, per il compleanno del mio fidanzato, poi a festeggiare con i suoi amici...
Mi sento davvero coperta di schifo.
giovedì 17 novembre 2011
mercoledì 16 novembre 2011
Accelero
"Di recente ha cominciato ad avere paura che quanto desidera più di ogni altra cosa al mondo – ovvero che la sua vita cominci, che abbia un senso e si trasformi da quella sfocata monocromia in un glorioso technicolor – possa sfuggirle."
(Maggie O’ Farrell)
Vita, una nuova vita, voglio accelerare la mia vita.
(Maggie O’ Farrell)
Vita, una nuova vita, voglio accelerare la mia vita.
martedì 15 novembre 2011
Tirando le somme
Sono andata all'aperitivo. Ebbene sì. Ed è stata credo una delle mie migliori scelte. Siamo stati benissimo. Ero abbastanza stanca dalla giornata e stufa dei vestiti too formal, eppure mi sono rilassata, e ho dimenticato tutto in un baleno. Non è stato divertente, nel senso più stretto della parola, direi più che altro tranquillo, in senso lato.
Abbiamo bevuto, chiaccherato, espresos opinioni (concordanti per lo più) e scambiato qualche battuta, ma tutto era così soft che il tempo mi è volato via, e in men che non si dica mi è squillato il telefono e si è rotto l'incanto. Era Spen ed erano le undici di sera. Giuro, mi ero persa.
Poi, una volta a casa, ho confessato. Gli ho detto cosa ho fatto e con chi. GLi ho detto che sono stata bene e che comunque non è successo niente fra di noi. Amici e niente più. Avevo così bisogno di un amico
Lui era perplesso, pensieroso, silenzioso.
Alla fine mi ha detto: "Eileen, io ho preso una decisione qui, stasera, mentre ti aspettavo. Io non ci metto più becco. Fai quello che vuoi, tanto sappiamo entrambi che è quello che fai sempre. Ti chiedo solo una cosa, rispettiamo la promessa che ci siamo fatti dopo il natale scorso. Restiamo corretti. Diciamoci le cose prima di farle accadere. So che le cose non vanno bene, ma io ci credo ancora, sempre."
Ho promesso. Lo guardavo in quei suoi dannati occhi blu e ho promesso.
E ho detto la verità anche ad Hans: che sono fidanzata.
Insomma, sono stata corretta, fino in fondo. E voglio continuare ad esserlo.
Allora perchè mi sento così inquieta?
Abbiamo bevuto, chiaccherato, espresos opinioni (concordanti per lo più) e scambiato qualche battuta, ma tutto era così soft che il tempo mi è volato via, e in men che non si dica mi è squillato il telefono e si è rotto l'incanto. Era Spen ed erano le undici di sera. Giuro, mi ero persa.
Poi, una volta a casa, ho confessato. Gli ho detto cosa ho fatto e con chi. GLi ho detto che sono stata bene e che comunque non è successo niente fra di noi. Amici e niente più. Avevo così bisogno di un amico
Lui era perplesso, pensieroso, silenzioso.
Alla fine mi ha detto: "Eileen, io ho preso una decisione qui, stasera, mentre ti aspettavo. Io non ci metto più becco. Fai quello che vuoi, tanto sappiamo entrambi che è quello che fai sempre. Ti chiedo solo una cosa, rispettiamo la promessa che ci siamo fatti dopo il natale scorso. Restiamo corretti. Diciamoci le cose prima di farle accadere. So che le cose non vanno bene, ma io ci credo ancora, sempre."
Ho promesso. Lo guardavo in quei suoi dannati occhi blu e ho promesso.
E ho detto la verità anche ad Hans: che sono fidanzata.
Insomma, sono stata corretta, fino in fondo. E voglio continuare ad esserlo.
Allora perchè mi sento così inquieta?
lunedì 14 novembre 2011
Abbi Dubbi
Ho ricevuto un sms da Hans... ci vediamo dopo l'ufficio per un aperitivo etilico e assai crucco... azz... sono innocente e mi sento in colpa.. sono incolpevole ma mica ne sono sicura...uff...vado? Non vado? Lascio? Raddoppio? Fingo una stanchezza fraudolenta? Fraudo (si dirà? mah?)una stanchezza molesta? Messaggio di bugie all'uno o all'altro dei due?
Andrò avanti così all'infinito.. o almeno fino all'ora dell'aperitivo..
Andrò avanti così all'infinito.. o almeno fino all'ora dell'aperitivo..
venerdì 11 novembre 2011
Link
Voglio segnalarvi oggi il passaggio di una mia cara amica dei tempi dell'università pavese nel blog dello scrittore Giulio Mozzi.
Se vi va buttate un occhio. Per me è bravissima.
http://vibrisse.wordpress.com/
Se vi va buttate un occhio. Per me è bravissima.
http://vibrisse.wordpress.com/
mercoledì 9 novembre 2011
sabato 5 novembre 2011
Mi son svegliata ora..ho bisogno di caffè nero e pancake.
Mi sono dimenticata una cosa: ricordate il colloquio nella multinazionale? Quella che mi ha scartato? Ecco. Mi hanno richiamato ieri mattina. A quanto pare hanno cambiato idea. Mi hanno assunta. Comincio lunedì.
Cazzo, devo lasciare il lavoro al locale.
Cazzo, devo lasciare il lavoro al locale.
martedì 1 novembre 2011
lunedì 31 ottobre 2011
Trick or Treat!
In Italia saran circa le sei e mezza di sera: o avete su i ceci con gli zampini, o vi state preparando per Halloween (cioè quello che farò io quando sarà anche qui quell'ora).
Quest'anno ho deciso di festeggiare. Ho deciso di buttarmi in questa città e di divertirmi, e via. Chi vuole unirsi a me mi trova al Village, all'incrocio dra la 6th Avenue e la Spring, e giù per la Avenue fino all'incrocio con la 21 st.
Ci vorrebbe un costume originale, è certo, invece noi ci vestiremo da scheletri. Niente di che, mi rendo conto, ma è da quando avevo tipo dieci anni e vidi Karate Kid che voglio vestirmi da scheletro. E finalmente ho coronato il mio sogno horror. :)
E voi, che fate?
Happy Halloween a tutti!
BUAHAHAHAHAHAHHAHAHA!!!
Quest'anno ho deciso di festeggiare. Ho deciso di buttarmi in questa città e di divertirmi, e via. Chi vuole unirsi a me mi trova al Village, all'incrocio dra la 6th Avenue e la Spring, e giù per la Avenue fino all'incrocio con la 21 st.
Ci vorrebbe un costume originale, è certo, invece noi ci vestiremo da scheletri. Niente di che, mi rendo conto, ma è da quando avevo tipo dieci anni e vidi Karate Kid che voglio vestirmi da scheletro. E finalmente ho coronato il mio sogno horror. :)
E voi, che fate?
Happy Halloween a tutti!
BUAHAHAHAHAHAHHAHAHA!!!
martedì 25 ottobre 2011
giovedì 20 ottobre 2011
Pensando per un pò
« Impudenza, demenza del ricordareLa violenza che è in noi
di Giacomo Sartori
Ci risiamo. Purtroppo ci risiamo. Di nuovo la violenza. Di nuovo la prospettiva di una spirale di violenza. C’erano segnali da diverso tempo, per chi avesse le orecchie fini, per chi abbia vissuto gli anni settanta e ricordi molti episodi artigianali e per certi versi patetici, a volte anche buffi, che hanno inaugurato la stagione del terrorismo. Ripeto, anche nella nostra regione. Sì, anche nella nostra regione. Allora come adesso. Ma adesso la cosa è sotto gli occhi di tutti.
Alla violenza si intende rispondere con la violenza. Inasprendo le leggi. Fingendo che i fatti di Roma non si sarebbero potuti evitare con le leggi attuali (sono anni, faccio un esempio, che le manifestazioni a Parigi sono protette dalla polizia, strada per strada, minuto per minuto, dalle frange violente, nel loro caso per lo più apolitiche). Mettendo in prigione, punendo con pene esemplari. È una risposta molto facile, e sciocca. Non ha funzionato allora, non funzionerà adesso. Provocherà anzi un’ulteriore radicalizzazione dei gruppi che adesso sono attratti dalla violenza (ripeto, ancora in maniera germinale e tutto sommato non grave). La crisi economica, la terribile crisi che incombe e che colpirà in primo luogo proprio i giovani, farà il resto.
L’Italia ha un irrisolto problema con la violenza. Negli ultimi cento anni ha vissuto le ecatombi della prima guerra mondiale, con gli ammutinamenti e le fucilazioni delle classi popolari inviate al macello, la ventennale violenta dittatura (lasciamo stare per piacere le visioni edulcorate che vanno per la maggiore) che ne è seguita, la guerra civile che l’ha conclusa, le violente diatribe riguardo alla sua interpretazione che tuttora imperversano, con l’imperante e inaccettabile equiparazione di chi ha lottato per o contro la democrazia, la riattivazione negli anni settanta delle lacerazioni di questa stessa lotta fratricida, le cui ferite non siamo ancora riusciti a curare completamente. Non nascondiamoci questa realtà. Noi italiani abbiamo la violenza nella nostra storia, non abbiamo fatto quello che occorreva per separarcene. Tutti noi. Lo si vede nello svolgersi quotidiano della politica, nel tono di qualsiasi dibattito politico televisivo.
La destra, questa destra corrotta e amorale e molto poco democratica e intollerante, ha delle enormi responsabilità. Per anni ha soffiato sulle ceneri con la sua violenza verbale e la sua grettezza, negando all’avversario qualsiasi dignità, trascinando il paese in un baratro sociale e di idee. Ma anche la sinistra ha le sue colpe. Questa sinistra che non ha saputo creare alternative, che non ha pensato a mandare in pensione i suoi incapaci e vetusti notabili, che s’è separata completamente dalla società civile.
Questi che chiamate delinquenti per me sono ragazzi. Certo incendiare una camionetta e tirare sassi ai poliziotti non è un fatto banale, ma non hanno ancora ammazzato nessuno. Non ancora. Ascoltiamoli. Cerchiamo di capire cosa dicono. Non prendiamoli in giro perché non sanno parlare bene (non dimentichiamo che anche le basi teoriche dei brigatisti erano molto povere). Parliamogli. Diciamogli le cose che la destra retriva degli anni settanta non ha saputo dire ai ragazzi che erano sedotti dalla violenza, macchiandosi a mio parere di un’oggettiva responsabilità. Riconosciamo, come l’hanno fatto gli abitanti della Val di Susa, sindaci in testa, che per certi versi e su certi temi possono avere anche ragione. Proponiamogli delle soluzioni. Costringiamogli a parlare, a usare le armi delle parole. Oppure metteteli in prigione. Demonizzateli. Fatene dei capri espiatori per le vostre irresponsabili strategie politiche e delinquenziali, o per l’incapacità a proporre un’alternativa. Risponderanno alla violenza con una violenza maggiore. Causeranno morte.
Provo tristezza e senso di impotenza.
(questo pezzo è stato preso da qui)
di Giacomo Sartori
Ci risiamo. Purtroppo ci risiamo. Di nuovo la violenza. Di nuovo la prospettiva di una spirale di violenza. C’erano segnali da diverso tempo, per chi avesse le orecchie fini, per chi abbia vissuto gli anni settanta e ricordi molti episodi artigianali e per certi versi patetici, a volte anche buffi, che hanno inaugurato la stagione del terrorismo. Ripeto, anche nella nostra regione. Sì, anche nella nostra regione. Allora come adesso. Ma adesso la cosa è sotto gli occhi di tutti.
Alla violenza si intende rispondere con la violenza. Inasprendo le leggi. Fingendo che i fatti di Roma non si sarebbero potuti evitare con le leggi attuali (sono anni, faccio un esempio, che le manifestazioni a Parigi sono protette dalla polizia, strada per strada, minuto per minuto, dalle frange violente, nel loro caso per lo più apolitiche). Mettendo in prigione, punendo con pene esemplari. È una risposta molto facile, e sciocca. Non ha funzionato allora, non funzionerà adesso. Provocherà anzi un’ulteriore radicalizzazione dei gruppi che adesso sono attratti dalla violenza (ripeto, ancora in maniera germinale e tutto sommato non grave). La crisi economica, la terribile crisi che incombe e che colpirà in primo luogo proprio i giovani, farà il resto.
L’Italia ha un irrisolto problema con la violenza. Negli ultimi cento anni ha vissuto le ecatombi della prima guerra mondiale, con gli ammutinamenti e le fucilazioni delle classi popolari inviate al macello, la ventennale violenta dittatura (lasciamo stare per piacere le visioni edulcorate che vanno per la maggiore) che ne è seguita, la guerra civile che l’ha conclusa, le violente diatribe riguardo alla sua interpretazione che tuttora imperversano, con l’imperante e inaccettabile equiparazione di chi ha lottato per o contro la democrazia, la riattivazione negli anni settanta delle lacerazioni di questa stessa lotta fratricida, le cui ferite non siamo ancora riusciti a curare completamente. Non nascondiamoci questa realtà. Noi italiani abbiamo la violenza nella nostra storia, non abbiamo fatto quello che occorreva per separarcene. Tutti noi. Lo si vede nello svolgersi quotidiano della politica, nel tono di qualsiasi dibattito politico televisivo.
La destra, questa destra corrotta e amorale e molto poco democratica e intollerante, ha delle enormi responsabilità. Per anni ha soffiato sulle ceneri con la sua violenza verbale e la sua grettezza, negando all’avversario qualsiasi dignità, trascinando il paese in un baratro sociale e di idee. Ma anche la sinistra ha le sue colpe. Questa sinistra che non ha saputo creare alternative, che non ha pensato a mandare in pensione i suoi incapaci e vetusti notabili, che s’è separata completamente dalla società civile.
Questi che chiamate delinquenti per me sono ragazzi. Certo incendiare una camionetta e tirare sassi ai poliziotti non è un fatto banale, ma non hanno ancora ammazzato nessuno. Non ancora. Ascoltiamoli. Cerchiamo di capire cosa dicono. Non prendiamoli in giro perché non sanno parlare bene (non dimentichiamo che anche le basi teoriche dei brigatisti erano molto povere). Parliamogli. Diciamogli le cose che la destra retriva degli anni settanta non ha saputo dire ai ragazzi che erano sedotti dalla violenza, macchiandosi a mio parere di un’oggettiva responsabilità. Riconosciamo, come l’hanno fatto gli abitanti della Val di Susa, sindaci in testa, che per certi versi e su certi temi possono avere anche ragione. Proponiamogli delle soluzioni. Costringiamogli a parlare, a usare le armi delle parole. Oppure metteteli in prigione. Demonizzateli. Fatene dei capri espiatori per le vostre irresponsabili strategie politiche e delinquenziali, o per l’incapacità a proporre un’alternativa. Risponderanno alla violenza con una violenza maggiore. Causeranno morte.
Provo tristezza e senso di impotenza.
(questo pezzo è stato preso da qui)
martedì 18 ottobre 2011
Stamattina ho fatto un colloquio in centro per una importante multinazionale. Cercavano un'impiegata junior, sostanzialmente addetta alla contabilità di base, un pò meno di quello che facevo prima. Non mi hanno preso perchè "troppo qualificata per il ruolo".
Io da che parte ruota tutto non riesco a capirlo. Anzi ci rinuncio proprio.
E mi ero pure vestita bene! (che poi è ironico di per sè)
Dimenticavo...come potevo dimenticarlo...
è ufficiale. Questo week end andiamo in montagna in Canada ad arrampicare.
Come ho fatto a dire di sì???
Io odio arrampicare... (ed è scontato... dannatissimi occhi azzurri su camice azzurre...)
Io da che parte ruota tutto non riesco a capirlo. Anzi ci rinuncio proprio.
E mi ero pure vestita bene! (che poi è ironico di per sè)
Dimenticavo...come potevo dimenticarlo...
è ufficiale. Questo week end andiamo in montagna in Canada ad arrampicare.
Come ho fatto a dire di sì???
Io odio arrampicare... (ed è scontato... dannatissimi occhi azzurri su camice azzurre...)
venerdì 7 ottobre 2011
lunedì 3 ottobre 2011
Eros e Thanatos
Mi ero più volte riproposta di non pubblicare questo post. Anzi, in generale di non pubblicare più post riguardanti la mia vita privata, la relazione con il mio solito fidanzato. Eppure qui lo faccio, ancora. Non riesco minimamente a esorcizzare questa sensazione dentro di me. E scrivo.
Sabato sera non ho lavorato come al solito al locale tedesco in quanto c'era un party o simile, un evento su cui Spen si era impuntato notevolmente. Ormai so che quando fa così o mi metto a discutere e finisce che ci andiamo comunque ma con due musi da funerale o che io lavoro e lui ci va da solo e il giorno dopo abbiamo ugualemnte i musi da funerale e cominciano poi, in entrambi i casi, i nostir periodi di silenzio. SOno logorata da quest'ultimi, non ho i nervi per sopportarne altri. Per cui ho detto di sì senza nemmeno fiatare e ho avvisato che non sarei andata al locale. COsì mi sono agghinadata, truccata e sistemata e ho fatto del mio fidanzato una persona felice. Ho bevuto, ho regalato sorrisi di circostanza, ho perfino chiaccherato con qualche stupenda oca che sghignazzava in giro. Mi sono rifatta il trucco in bagno con altre oche conciate come me, annullando ogni forma di residua attività intellettuale e disquisendo unicamente di shopping e cosmetici. Tutto sorridendo.
Ho mangiato finger food che avrà progettate un architetto e bevuto vino francese e californiano che sarà costato più degli ottocento dollari che mi restano sempre in banca. Ma sorridendo.
Peccato solo che abbiano iniziato a parlare di politica.
Adulti con la faccia di gomma, senza una ruga o un'occhiaia che mi chiedo ma questi cazzo non lavorano mai?? con una logica becera da terza elementare, ignoravano perfettamente che al mondo esiste una cosa che si chiama crisi. Ragionavano convinti che ci si possa arricchire tutti con facilità, che non esista nessuno che abbia problemi economici oggi in America e che per ottenere una cosa basta volerla intensamente.
Ho continuato a sorridere. Poi, una votla raggiunto il cesso, firmato e lustro ma sempre cesso è, ho vomitato l'anima.
Ho provato a parlare con Spen, perchè io resto convinta, dopo anni di convivenza e di rapporti, che lui non è così. O almeno non del tutto.
Giuro, ci ho provato, e sono rimasta calma. Finchè lui mi ha detto :"perchè devi sempre trovare da dire agli altri? Ignorali e basta, goditi la festa, guarda la vista che c'è sulla città. Cerchiamo di essere felici." Certo. Happy hour baby, mucho mas margarita.
Con le lacrime agli occhi ho continuato a sorridere. COn le lacrime bruciate lungo le guance ho continuato a sorridere. Mi è finito qualcosa in un occhio scusate, ora corro a rifarmi il trucco.
Il viaggio di ritorno è stato silenzio.
Io non lo sopporto più il silenzio.
"Ti prego facciamo finta di niente. Hai ragione tu, scusa." gli ho detto.
"Siamo andati a casa. Come sempre quello che vuoi Eileen. Come sempre hai vinto tu. Segnati un altro punto." mi ha risposto.
Giuro ancora sorridevo.
E poi nella notte, quando nonostante tutto come ogni volta ci siamo passati sopra e abbiamo comunque fatto l'amore, mentre lo sentivo muoversi dentro di me, avrei voluto che morisse. Giuro su tutto ciò che ho di più caro pregavo che lui morisse, che le cose tornassero facili come quando stava a sei ore d'aereo da me, che non ci fossero più momenti taglienti e aspri come cocci di bottiglia su un pavimento freddo.
Più sentivo che lo amavo ugualmente e più pregavo per la sua morte istantanea.
Una relazione normale. Normale. Solo quello.
Sabato sera non ho lavorato come al solito al locale tedesco in quanto c'era un party o simile, un evento su cui Spen si era impuntato notevolmente. Ormai so che quando fa così o mi metto a discutere e finisce che ci andiamo comunque ma con due musi da funerale o che io lavoro e lui ci va da solo e il giorno dopo abbiamo ugualemnte i musi da funerale e cominciano poi, in entrambi i casi, i nostir periodi di silenzio. SOno logorata da quest'ultimi, non ho i nervi per sopportarne altri. Per cui ho detto di sì senza nemmeno fiatare e ho avvisato che non sarei andata al locale. COsì mi sono agghinadata, truccata e sistemata e ho fatto del mio fidanzato una persona felice. Ho bevuto, ho regalato sorrisi di circostanza, ho perfino chiaccherato con qualche stupenda oca che sghignazzava in giro. Mi sono rifatta il trucco in bagno con altre oche conciate come me, annullando ogni forma di residua attività intellettuale e disquisendo unicamente di shopping e cosmetici. Tutto sorridendo.
Ho mangiato finger food che avrà progettate un architetto e bevuto vino francese e californiano che sarà costato più degli ottocento dollari che mi restano sempre in banca. Ma sorridendo.
Peccato solo che abbiano iniziato a parlare di politica.
Adulti con la faccia di gomma, senza una ruga o un'occhiaia che mi chiedo ma questi cazzo non lavorano mai?? con una logica becera da terza elementare, ignoravano perfettamente che al mondo esiste una cosa che si chiama crisi. Ragionavano convinti che ci si possa arricchire tutti con facilità, che non esista nessuno che abbia problemi economici oggi in America e che per ottenere una cosa basta volerla intensamente.
Ho continuato a sorridere. Poi, una votla raggiunto il cesso, firmato e lustro ma sempre cesso è, ho vomitato l'anima.
Ho provato a parlare con Spen, perchè io resto convinta, dopo anni di convivenza e di rapporti, che lui non è così. O almeno non del tutto.
Giuro, ci ho provato, e sono rimasta calma. Finchè lui mi ha detto :"perchè devi sempre trovare da dire agli altri? Ignorali e basta, goditi la festa, guarda la vista che c'è sulla città. Cerchiamo di essere felici." Certo. Happy hour baby, mucho mas margarita.
Con le lacrime agli occhi ho continuato a sorridere. COn le lacrime bruciate lungo le guance ho continuato a sorridere. Mi è finito qualcosa in un occhio scusate, ora corro a rifarmi il trucco.
Il viaggio di ritorno è stato silenzio.
Io non lo sopporto più il silenzio.
"Ti prego facciamo finta di niente. Hai ragione tu, scusa." gli ho detto.
"Siamo andati a casa. Come sempre quello che vuoi Eileen. Come sempre hai vinto tu. Segnati un altro punto." mi ha risposto.
Giuro ancora sorridevo.
E poi nella notte, quando nonostante tutto come ogni volta ci siamo passati sopra e abbiamo comunque fatto l'amore, mentre lo sentivo muoversi dentro di me, avrei voluto che morisse. Giuro su tutto ciò che ho di più caro pregavo che lui morisse, che le cose tornassero facili come quando stava a sei ore d'aereo da me, che non ci fossero più momenti taglienti e aspri come cocci di bottiglia su un pavimento freddo.
Più sentivo che lo amavo ugualmente e più pregavo per la sua morte istantanea.
Una relazione normale. Normale. Solo quello.
venerdì 30 settembre 2011
Bancarotta
Ho visto un siero superiperfavoloso della lancome, ho visto una maglia fatta a cappa color tortora, ho visto un paio di collant in chachemire e un paio di parigine, ho visto una collana meravigliosa che viene 130 dollari, ho visto dei charms stupendi che vengono altrettanto ma l'uno, una handbag imitazione pura ma ben fatta di Baleciaga, ho visto delle mollettine per i capelli ricoperte di swarosky a tredici dollari l'una... (e ho già preso una crema anti occhiaie di Chanel, una sciarpa più berretto morbidoso in meravigliosa lana grossa e un leggins di jeans blu. Attendo inoltre l'estratto conto della carta, uso smodato del mese di settembre in cui acquistai un maglione di alpaca, di gucci, color ghiaccio a trecce.)
E il mio conto in banca resta di ottocenta dollari, anzi si assottilia sempre di più.
Di lavoro non ce n'è e, se devo dirla tutta, mi fa tutto talmente schifo che manco ho voglia, di cercarmi un lavoro e neppure di lavorare.
Sono stata declassata pure io: da sfigata cronica a sficata cosmica irrecuperabile. Fine.
E il mio conto in banca resta di ottocenta dollari, anzi si assottilia sempre di più.
Di lavoro non ce n'è e, se devo dirla tutta, mi fa tutto talmente schifo che manco ho voglia, di cercarmi un lavoro e neppure di lavorare.
Sono stata declassata pure io: da sfigata cronica a sficata cosmica irrecuperabile. Fine.
giovedì 29 settembre 2011
Richiedesi consiglio
Necessito una crema, non correttore o fondotinta, ma contorno occhi, contro le occhiaie bluastre! Che mi consigliate???
martedì 27 settembre 2011
Estate Indiana
"Nei primi giorni dell’autunno dei miei quattordici anni, come se presagissi qualcosa, il mondo mi sembrava risplendere di un colore ben preciso. Sarà stato il marrone brillante delle castagne… Le foglie morte color dell’oro danzavano al soffio del vento nella luce anch’essa dorata, e l’aria era satura dell’odore che sprigionavano, un odore puro, come di qualcosa che è bruciato. Tutto sembrava tempestato di grani d’oro, molto più del normale."
(Banana Yoshimoto)
Autunno.
venerdì 23 settembre 2011
Cosiderazione sulla sfiga cosmica
Se mi cade il satellite sulla mansardina pavese mi incazzo e non poco...
giovedì 22 settembre 2011
"Sempre tu la piccola stella e sempre io l’oscuro natante
Sempre tu il porto e io il faro di destra
Il molo bagnato e il bagliore sopra i remi
In alto nella casa con i rampicanti
Le rose intrecciate, l’acqua che si fa fredda
Sempre tu la statua di pietra e sempre io l’ombra che cresce
Tu l’imposta accostata, io il vento che la apre".
(Odisseas Elitis)
Tu porto, casa, in qualche modo, amore.
Eppure io devo trovare la forza di dire basta.
A questa vita da cui mi sento aliena, disgiunta, stuprata persino.
A questo modo di essere, di pensare, di agire.
Agisco, vado avanti, ma non mi riconosco più.
Io non sono più io.
E non posso continuare a farmi del male, a dire bugie, a ferire lui e me.
Resta tutto una menzogna, anche quello che ci ha unito, avvicinato, che abbiamo condiviso, che ci ha reso felici. E quei momenti non se lo meritano.
Ci sono dolori che non passano. Ci sono dolori a cui ti abitui.
Io, a questo dolore, non voglio abituarmi, voglio vivere, voglio andare oltre, voglio tornare ad essere io.
Solo non he la forza di farlo. E non so dove trovarla.
Sempre tu il porto e io il faro di destra
Il molo bagnato e il bagliore sopra i remi
In alto nella casa con i rampicanti
Le rose intrecciate, l’acqua che si fa fredda
Sempre tu la statua di pietra e sempre io l’ombra che cresce
Tu l’imposta accostata, io il vento che la apre".
(Odisseas Elitis)
Tu porto, casa, in qualche modo, amore.
Eppure io devo trovare la forza di dire basta.
A questa vita da cui mi sento aliena, disgiunta, stuprata persino.
A questo modo di essere, di pensare, di agire.
Agisco, vado avanti, ma non mi riconosco più.
Io non sono più io.
E non posso continuare a farmi del male, a dire bugie, a ferire lui e me.
Resta tutto una menzogna, anche quello che ci ha unito, avvicinato, che abbiamo condiviso, che ci ha reso felici. E quei momenti non se lo meritano.
Ci sono dolori che non passano. Ci sono dolori a cui ti abitui.
Io, a questo dolore, non voglio abituarmi, voglio vivere, voglio andare oltre, voglio tornare ad essere io.
Solo non he la forza di farlo. E non so dove trovarla.
lunedì 19 settembre 2011
domenica 18 settembre 2011
martedì 13 settembre 2011
Riflessione condivisa
Io, lo so, del 9/11 non ho scritto niente.
Ne sono consapevole. Non è che l'ho scordato, vivendo a New York vi assicuro che è a dir poco impossibile. L'atmosfera non è pesante e cupa come io mi sarei immaginata, anzi, c'è grande orgoglio e senso di vittoria, c'è speranza verso il futuro, come se l'orizzonte finalmente regalasse altro, e non più aerei civili che si schiantano contro gli skycraper.
Personalmente è una data che mi ghiaccia un pò...insomma, ho un fidanzato che era a Manhattan in quel preciso momento, mica roba da ridere ecco, e si ricorda tutto al centesimo di secondo. E vedere il posto dove tutto è successo quasi ogni mattina rende tutto strano, irreale. Non è successo a migliaia di chilometri da me, ma qui, dalle finestre di casa nostra si sarebbe visto tutto meglio che in un mega schermo. Non posso non pensarci, a volte. Penso anche che ci sono state altre stragi, eventi drammatici come i fatti relativi ad Allende, o altre centinaia di migliaia di genocidi silenziosi che non hanno lo stesso rielievo mediatico.
Eppure questo 9/11 è per me il simbolo del terrore, della morte stessa. Una data che ha, volente o nolente, cambiato la storia. c?è un pre 9/11 e un post 9/11, non ci sono cazzi. Il simbolo della possibilità che possa accadere anche questo. Eppure il 9/11 di dieci anni dopo vorrei anche io guardare a questa data come la possibilità che non possa accadere più, con lo steso orgoglio che tutti gli americani avevano negli occhi domenica, dalle parti di Ground Zero. Non so dirvi ancora se ci riuscirò.
Continuo a tentare. E forse il vero significato è proprio questo.
Ne sono consapevole. Non è che l'ho scordato, vivendo a New York vi assicuro che è a dir poco impossibile. L'atmosfera non è pesante e cupa come io mi sarei immaginata, anzi, c'è grande orgoglio e senso di vittoria, c'è speranza verso il futuro, come se l'orizzonte finalmente regalasse altro, e non più aerei civili che si schiantano contro gli skycraper.
Personalmente è una data che mi ghiaccia un pò...insomma, ho un fidanzato che era a Manhattan in quel preciso momento, mica roba da ridere ecco, e si ricorda tutto al centesimo di secondo. E vedere il posto dove tutto è successo quasi ogni mattina rende tutto strano, irreale. Non è successo a migliaia di chilometri da me, ma qui, dalle finestre di casa nostra si sarebbe visto tutto meglio che in un mega schermo. Non posso non pensarci, a volte. Penso anche che ci sono state altre stragi, eventi drammatici come i fatti relativi ad Allende, o altre centinaia di migliaia di genocidi silenziosi che non hanno lo stesso rielievo mediatico.
Eppure questo 9/11 è per me il simbolo del terrore, della morte stessa. Una data che ha, volente o nolente, cambiato la storia. c?è un pre 9/11 e un post 9/11, non ci sono cazzi. Il simbolo della possibilità che possa accadere anche questo. Eppure il 9/11 di dieci anni dopo vorrei anche io guardare a questa data come la possibilità che non possa accadere più, con lo steso orgoglio che tutti gli americani avevano negli occhi domenica, dalle parti di Ground Zero. Non so dirvi ancora se ci riuscirò.
Continuo a tentare. E forse il vero significato è proprio questo.
lunedì 12 settembre 2011
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