venerdì 31 dicembre 2010
giovedì 30 dicembre 2010
Mi sento un medico
Ricevo una persona ogni mezz'ora.
Mi sento strana, mi sento... work in progress. Ho l'ansia a mille.
Sono fuori di testa. Ecco.
Mi sento strana, mi sento... work in progress. Ho l'ansia a mille.
Sono fuori di testa. Ecco.
mercoledì 29 dicembre 2010
Decisioni e dubbi senza apparente fine
Sì, sì, va bene, lo so che è un'idiozia, ma ogni tanto voglio dire, sono una donna anch'io...
E' che poi volevo andare al pub tedesco, e invece no, a qualcosa devo pur pensare per non sentire il vuoto alcolico che mi attanaglia.
Oggi l'argomento del giorno è:
UGG O NON UGG??
Tenendo conto che ho dei piedi assurdi, dolcissimi e inclini a numerose ciocche e i miei stivali neri ormai giacciono consunti e flosci e senza alcun volume spontaneo, l'unica variabile che posso permettermi è quella.
Li vorrei alti e scuri, ma non neri marroni magari, capito come?Da stile un pò in disordine.
Alcuni consigli che mi sono stati dati dopo varie prove:
1)Ma che cazzo fai, sembri più grassa!!(mia sorella)
2)Ma che te frega,tanto vanno di moda(mia cugina Bru)
3)Si! Così sembri la moglie di Shrek (mio fratello)
4)Se ti piacciono te li regalo io... (A.)
5)Alla tua età con quei cosi sembri una deficiente(mia mamma)
6)Che roba chi è sti rob??(mia nonna)
7)Io mi sembro pure più giovane!!(me stessa)
8)Però poi se l'anno prossimo non vanno di moda? (me stessa)
9)E se mi si bagnano?? o si sporcano?(me stessa)
10)Ma via, si fa per cambiare!!(me stessa)
11)...Ma perchè ogni decisione stupida si abbatte su di me come una catastrofe??(me stessa)
12)Come sono depressa(me stessa)
E' che poi volevo andare al pub tedesco, e invece no, a qualcosa devo pur pensare per non sentire il vuoto alcolico che mi attanaglia.
Oggi l'argomento del giorno è:
UGG O NON UGG??
Tenendo conto che ho dei piedi assurdi, dolcissimi e inclini a numerose ciocche e i miei stivali neri ormai giacciono consunti e flosci e senza alcun volume spontaneo, l'unica variabile che posso permettermi è quella.
Li vorrei alti e scuri, ma non neri marroni magari, capito come?Da stile un pò in disordine.
Alcuni consigli che mi sono stati dati dopo varie prove:
1)Ma che cazzo fai, sembri più grassa!!(mia sorella)
2)Ma che te frega,tanto vanno di moda(mia cugina Bru)
3)Si! Così sembri la moglie di Shrek (mio fratello)
4)Se ti piacciono te li regalo io... (A.)
5)Alla tua età con quei cosi sembri una deficiente(mia mamma)
6)Che roba chi è sti rob??(mia nonna)
7)Io mi sembro pure più giovane!!(me stessa)
8)Però poi se l'anno prossimo non vanno di moda? (me stessa)
9)E se mi si bagnano?? o si sporcano?(me stessa)
10)Ma via, si fa per cambiare!!(me stessa)
11)...Ma perchè ogni decisione stupida si abbatte su di me come una catastrofe??(me stessa)
12)Come sono depressa(me stessa)
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Ok, non credo servirà a molto ma ci provo: chiunque possa aiutarmi a reperire, acquistare (anche usate) o scaricare copia delle espansioni del gioco per pc Neverwinter Nights2 è ben accetto!
La disperazione avanza e i risultati svaniscono! Grazie!
Sarò prodiga di ricompense!
La disperazione avanza e i risultati svaniscono! Grazie!
Sarò prodiga di ricompense!
martedì 28 dicembre 2010
domenica 26 dicembre 2010
monopoly
c'e' stato un momento in cui tutto girava vorticoso.. e non c'era tempo per sentire tutto, per fare tutto.. non c'era tempo per dormire e mangiare ne' per guardare le cose che si muovono lente.. poi mi sono ritrovata nei gesti di sempre e negli intercalari.. nelle note cupe e in qualche ritmo su cui ci si può muovere anche da seduti… e in fondo e' così bella questa sera in balia di niente... si può immaginare una strada o mille… si può sorridere della propria imprevedibilità... e decidere di non “aspettare verbo intransitivo”... se tira un po' di vento so come coprirmi con la mia vecchia maglia nera… se ho sonno so come spogliarmi e cercare una posizione che mi racchiuda per tutta la notte… e non ci sono parole da sprecare, niente da dire... nonostante tutto mi sento ancora io…
venerdì 24 dicembre 2010
E' ufficiale
...non so più guidare senza cambio automatico! :(
E devo reimparare che il qui è Natale e non Xmas, e che i negozi hanno orari.
Che caos della Vigilia!!
E devo reimparare che il qui è Natale e non Xmas, e che i negozi hanno orari.
Che caos della Vigilia!!
giovedì 23 dicembre 2010
a più tardi
Ho dormito come non ricordavo da tempo, di un sonno leggero ma riposante. Sentivo la pioggia sul tetto, mi accoccolavo sotto il piumone, ascoltavo il respiro ritmico di mia sorella. ho aperto gli occhi e sapevo perfettamente dove fossi.
Ora il brodo di cappone ribolle da ore sul fuoco, e anche se lo ammetto l'odore non è il massimo, ma l'atmosfera lo è. Mia nonna impasta la torta al ciocolato e canticchia, mio padre dorme sul divano, Ale è al lavoro. L'albero è fatto in sala con le stesse identiche decorazioni di quando eravamo bambine, appare un pò kitch ma le lucine nuove lo rendono unico. sotto ci sono cinque anni di regali. Mia sorella me l'ha sempre preso anche se io non l'ho mai ritirato. E' un pensiero struggente.
Bevo un tè natalizio per svegliarmi e inzuppo biscotti al burro.
mi sono arrivati tanti sms ora, da tanti amici, familiari, persone vicine. I vicini del condominio invece sono già passati più o meno tutti a salutarmi, ma il meglio so deve ancora venire. Fra poco ho intenzione di uscire, a fare un giro per il corso come anni fa, a prendere una cioccololata da Cesare, a guardare gli alberi di Annabella in piazza Vittoria. COn mia sorella, come al liceo. come in un sogno, o nel sogno di un sogno. Poi voglio andare in studio a salutare come si deve entrambi i notai, quello di sempre e quello nuovo, perchè ieri eravamo entrambi troppo sotto shock.
Poi ho le amiche del corso di danza, i compagni di università, quelli del liceo, gli amici di sempre, tanta tanta gente da rivedere, da reicontrare per caso per strada, mentre le mia guance diventano rosse e le labbra restano semi aperte.
"Nella profondità dell’inverno, ho finalmente imparato che dentro di me c’è un’estate invincibile".
(Albert Camus)
Ora il brodo di cappone ribolle da ore sul fuoco, e anche se lo ammetto l'odore non è il massimo, ma l'atmosfera lo è. Mia nonna impasta la torta al ciocolato e canticchia, mio padre dorme sul divano, Ale è al lavoro. L'albero è fatto in sala con le stesse identiche decorazioni di quando eravamo bambine, appare un pò kitch ma le lucine nuove lo rendono unico. sotto ci sono cinque anni di regali. Mia sorella me l'ha sempre preso anche se io non l'ho mai ritirato. E' un pensiero struggente.
Bevo un tè natalizio per svegliarmi e inzuppo biscotti al burro.
mi sono arrivati tanti sms ora, da tanti amici, familiari, persone vicine. I vicini del condominio invece sono già passati più o meno tutti a salutarmi, ma il meglio so deve ancora venire. Fra poco ho intenzione di uscire, a fare un giro per il corso come anni fa, a prendere una cioccololata da Cesare, a guardare gli alberi di Annabella in piazza Vittoria. COn mia sorella, come al liceo. come in un sogno, o nel sogno di un sogno. Poi voglio andare in studio a salutare come si deve entrambi i notai, quello di sempre e quello nuovo, perchè ieri eravamo entrambi troppo sotto shock.
Poi ho le amiche del corso di danza, i compagni di università, quelli del liceo, gli amici di sempre, tanta tanta gente da rivedere, da reicontrare per caso per strada, mentre le mia guance diventano rosse e le labbra restano semi aperte.
"Nella profondità dell’inverno, ho finalmente imparato che dentro di me c’è un’estate invincibile".
(Albert Camus)
mercoledì 22 dicembre 2010
Pavia. E null'altro.
Sono a casa. Insomma vi scrivo da Pavia. Ed è indescrivibile la sensazione di stare di nuovo qui. Credevo sarei finita nella mia vecchia cameretta, invece hanno messo me e mia sorella nella mansardina che i miei avevano comprato per mio fratello, che alla fine rimane nello stesso stabile, solo quattro piani più su. Così la nonna ha finalmente una camera propria e mio fratello è stato infelicemente sfrattato nella sua vecchia stanza.
In ogni caso mi appare tutto assurdo. La mansarda è favolosa, pulita, silenziosa, rimessa a nuovo. Mi sento meravigliosamente. Non ci sono finestre ma solo abbaini, per cui il mondo esterno non trapela. Le luci sono soffuse e in linea di massima l’ambiente è abbastanza buio e confortevole. Fuori piove e il rumore della pioggia sul tetto è la miglior terapia possibile.
Giù di sotto ci sono tutti, ed è un pensiero confortante.
Mia madre ha cucinato il risotto con i porri, un gusto che non ricordavo più. Il gusto della famiglia, quella vera, quella autentica, quella che non ti scegli, quella che ti calza addosso come una scarpa stretta ma che cristo, quanto mi era mancata!
Sono stanchissima, lo ammetto, ma non riesco a prendere sonno. Il letto ha le lenzuola fresche e profumate di lavanda, ma sarà il jet leg, sarà l’emozione no lo so, ma gli occhi non si chiudono.
E’ stata una giornata intesa.
Sono partita da NYC che era ancora buio, con un uomo con cui non parlo dall’altra sera, che ha tirato fuori la mercedes rossa dal garage e ha guidato nel traffico folle del mattino perché non ha voluto che prendessi un cab come era previsto. Un uomo che non riusciva a lasciarmi andare. Che mi teneva abbracciata così stretta da farmi mancare il fiato e ripeteva come un liet motive “dimmi che torni. Perché torni vero? Dimmi che torni.” E io a snocciolare rassicurazioni, che non sono nemmeno brava a dare. Hai il numero di casa dei miei, del cellulare italiano, di quello di mia sorella, hai la mail. Ho promesso che tornerò, e dentro di me lo so che tornerò, perché io torno sempre da Spencer. Diamo alle cose il loro nome. Ma non ora. Ora sono qui, ora sono in terapia, ora voglio provare a me stessa che non si muore fra queste cazzo di mura pavesi color pesca.
Respira Ele, respira. Eleonora. E qui ti devi abituare, rassegnare persino non ci sono cazzi.
Sono partita dal JFK e non ci sono abituata, era tutto strano, diverso.
Ho pranzato in aereo, arrosto freddo, cavolini di bruxelles, un pacchetto di cracker, un arancia un budino alla vaniglia un caffè che sembrava sciacquo di piatti.
Sono arrivata a Malpensa e avevo un peso enorme in mezzo al petto. Ho trovato ad aspettarmi mia sorella. Mia sorella. E’ strano pensare che la persona a cui vuoi più bene al mondo è davanti a te, e tu te le ricordi molto diversa, con i capelli corti tinti color ciliegia e la gonna corta e i tacchi, e ora è magra da far spavento, con i capelli lunghi corvini, i jeans sgualciti e le all-star.
Sono passati cinque anni eppure non è passato un solo minuto.
Ti voglio bene Annina, te ne voglio davvero.
Accetto ogni concorso di colpa.
In auto mi dice “ho detto alla mamma che arrivavi domani. Ora andiamo a farle una bella sorpresa.”
Entrare in Pavia è stato a dir poco scioccante. Era tutto familiare eppure così differente, così cambiato.
Siamo andate in studio, in centro. Abbiamo suonato e la porta si aperta come sempre, senza che nessuno chiedesse chi è. Siamo salite, un androne di un palazzo, millemila ricordi. Mia sorella entra, io aspetto.
Sento le loro voci. Mia madre le chiede se ci sono problemi, come mai è andata in studio. E lei le risponde che ha trovato una persona che voleva vederla. E mia madre le chiede chi.
Io entro.
Non lo so se si può definire lo stupore. O il tono con cui la suo voce ha detto semplicemente “Eleonora.”
Il mio nome. La sola parola che non volevo dicesse, eppure la sola parola per cui ho pianto.
Ci siamo sedute con lei e abbiamo parlato con calma, insomma, con quella che era possibile, Abbiamo chiamato il bar e ci siamo fatte portare il caffè, Gesù il caffè…
E dall’ufficio chiuso, quell’ufficio in cui ho studiato greco, in cui ho imparato a redigere i testamenti olografi, o i rogiti, quell’ufficio in cui ancora oggi saprei cercare tutto nei codici, è uscito lui. E non era calcolato.
E credo ci sia ancora tanto da dire sullo stupore.
Aveva in mano un atto e ha tirato su gli occhi e si è fermato. Potevo quasi sentire il suo cuore a mille.
Occhi negli occhi.
Mia madre si alza e gli dice “Eleonora è tornata a casa per Natale, ma io credevo arrivasse domani. Sono venute a trovarmi, lei e Anna.” Silenzio.
Occhi negli occhi.
“Avevi bisogno di qualcosa per la pratica X, Andrea?”
Gli lo ha dovuto chiedere due volte.
Io sono rimasta zitta. Ha parlato lui per primo.
Ma c’è tempo per le parole, c’è tempo per le spiegazioni, c’è tempo per andare oltre.
Ho chiamato a NYC sono arrivata sono viva sto bene stai tranquillo.
Ho ricevuto il mio primo sms italiano. Sto re imparando una lingua con un accento buffo che mi porto dietro. Vado a disfare i bagagli, mia sorella fra poco salirà, vorrà parlare come se si potesse in una notte recuperare anni. Chissà. Forse si può.
Respiro. Intanto faccio quello. E poi speriamo, e si vedrà.
In ogni caso mi appare tutto assurdo. La mansarda è favolosa, pulita, silenziosa, rimessa a nuovo. Mi sento meravigliosamente. Non ci sono finestre ma solo abbaini, per cui il mondo esterno non trapela. Le luci sono soffuse e in linea di massima l’ambiente è abbastanza buio e confortevole. Fuori piove e il rumore della pioggia sul tetto è la miglior terapia possibile.
Giù di sotto ci sono tutti, ed è un pensiero confortante.
Mia madre ha cucinato il risotto con i porri, un gusto che non ricordavo più. Il gusto della famiglia, quella vera, quella autentica, quella che non ti scegli, quella che ti calza addosso come una scarpa stretta ma che cristo, quanto mi era mancata!
Sono stanchissima, lo ammetto, ma non riesco a prendere sonno. Il letto ha le lenzuola fresche e profumate di lavanda, ma sarà il jet leg, sarà l’emozione no lo so, ma gli occhi non si chiudono.
E’ stata una giornata intesa.
Sono partita da NYC che era ancora buio, con un uomo con cui non parlo dall’altra sera, che ha tirato fuori la mercedes rossa dal garage e ha guidato nel traffico folle del mattino perché non ha voluto che prendessi un cab come era previsto. Un uomo che non riusciva a lasciarmi andare. Che mi teneva abbracciata così stretta da farmi mancare il fiato e ripeteva come un liet motive “dimmi che torni. Perché torni vero? Dimmi che torni.” E io a snocciolare rassicurazioni, che non sono nemmeno brava a dare. Hai il numero di casa dei miei, del cellulare italiano, di quello di mia sorella, hai la mail. Ho promesso che tornerò, e dentro di me lo so che tornerò, perché io torno sempre da Spencer. Diamo alle cose il loro nome. Ma non ora. Ora sono qui, ora sono in terapia, ora voglio provare a me stessa che non si muore fra queste cazzo di mura pavesi color pesca.
Respira Ele, respira. Eleonora. E qui ti devi abituare, rassegnare persino non ci sono cazzi.
Sono partita dal JFK e non ci sono abituata, era tutto strano, diverso.
Ho pranzato in aereo, arrosto freddo, cavolini di bruxelles, un pacchetto di cracker, un arancia un budino alla vaniglia un caffè che sembrava sciacquo di piatti.
Sono arrivata a Malpensa e avevo un peso enorme in mezzo al petto. Ho trovato ad aspettarmi mia sorella. Mia sorella. E’ strano pensare che la persona a cui vuoi più bene al mondo è davanti a te, e tu te le ricordi molto diversa, con i capelli corti tinti color ciliegia e la gonna corta e i tacchi, e ora è magra da far spavento, con i capelli lunghi corvini, i jeans sgualciti e le all-star.
Sono passati cinque anni eppure non è passato un solo minuto.
Ti voglio bene Annina, te ne voglio davvero.
Accetto ogni concorso di colpa.
In auto mi dice “ho detto alla mamma che arrivavi domani. Ora andiamo a farle una bella sorpresa.”
Entrare in Pavia è stato a dir poco scioccante. Era tutto familiare eppure così differente, così cambiato.
Siamo andate in studio, in centro. Abbiamo suonato e la porta si aperta come sempre, senza che nessuno chiedesse chi è. Siamo salite, un androne di un palazzo, millemila ricordi. Mia sorella entra, io aspetto.
Sento le loro voci. Mia madre le chiede se ci sono problemi, come mai è andata in studio. E lei le risponde che ha trovato una persona che voleva vederla. E mia madre le chiede chi.
Io entro.
Non lo so se si può definire lo stupore. O il tono con cui la suo voce ha detto semplicemente “Eleonora.”
Il mio nome. La sola parola che non volevo dicesse, eppure la sola parola per cui ho pianto.
Ci siamo sedute con lei e abbiamo parlato con calma, insomma, con quella che era possibile, Abbiamo chiamato il bar e ci siamo fatte portare il caffè, Gesù il caffè…
E dall’ufficio chiuso, quell’ufficio in cui ho studiato greco, in cui ho imparato a redigere i testamenti olografi, o i rogiti, quell’ufficio in cui ancora oggi saprei cercare tutto nei codici, è uscito lui. E non era calcolato.
E credo ci sia ancora tanto da dire sullo stupore.
Aveva in mano un atto e ha tirato su gli occhi e si è fermato. Potevo quasi sentire il suo cuore a mille.
Occhi negli occhi.
Mia madre si alza e gli dice “Eleonora è tornata a casa per Natale, ma io credevo arrivasse domani. Sono venute a trovarmi, lei e Anna.” Silenzio.
Occhi negli occhi.
“Avevi bisogno di qualcosa per la pratica X, Andrea?”
Gli lo ha dovuto chiedere due volte.
Io sono rimasta zitta. Ha parlato lui per primo.
Ma c’è tempo per le parole, c’è tempo per le spiegazioni, c’è tempo per andare oltre.
Ho chiamato a NYC sono arrivata sono viva sto bene stai tranquillo.
Ho ricevuto il mio primo sms italiano. Sto re imparando una lingua con un accento buffo che mi porto dietro. Vado a disfare i bagagli, mia sorella fra poco salirà, vorrà parlare come se si potesse in una notte recuperare anni. Chissà. Forse si può.
Respiro. Intanto faccio quello. E poi speriamo, e si vedrà.
martedì 21 dicembre 2010
...è successo un disastro...
lunedì 20 dicembre 2010
Ragionamenti
Insomma, stando a casa oramai ho letto tutti i gossip possibili... in pratica il George è impegnato, il mio Leo sta per sposarsi e si compra pure casa al calduccio, l'Orlando fra meno di un mesetto diventa papà e il Brad ce lo siamo giocate da mò.
Ecco. Meno male che mi resta il dottor Reed...
(no, non quello qui sopra, l'altro...)
sabato 18 dicembre 2010
Ansie
Ieri mattina sono uscita da sola. Ho preso la metro qui per la prima volta nella mia vita e sono sopravvissuta. Sono andata al Chelsea Market e sono sopravvisuta. Ho girato un sacco di negozi fra cui l'Amy Bread, il Fat Witch Browinies, Ronnybrook, e anhce la macelleria Frank's. E sono stata benissimo. Mi girava la testa, guardavo la gente e non capivo chi ero dov'ero, ma è stato... bello? Forse banale come descrizione ma calzante. Sono crollata a pranzare al Green Table e mi sono scofanata una quantità industriale di verdure, patate e tofu e tè nero. E lì seduta mi sono resa conto che buona parte della mia ansia me la butta addosso lui. Poi ho formulato una sorta di teoria del complotto per cui lui gode a vedermi spaventata e piccola, perchè? perchè sono assai più controllabile. Poi mi sono ravveduta e resa conto che non sono certo controllabile o manleabile, io. Ma che lui centra con la mia ansia sì.
Infatti come da programma mi squilla il cellulare mentre ero in giro.
"DOVE SEI??? ho chiamato a casa e non mi hai risposto!!"
"si sono in giro."
"IN GIRO?? DA SOLA?? CON QUESTO FREDDO??"
"Per forza da sola, non conosco nessuno qui.."
" E dove sei?? E' un quartiere sicuro??"
"Si sono a Chelsea."
Lui riprende a respirare dopo tutto quell'iperventilare.
"Eileen, torna a casa. SE vuoi esco prima oggi e andiamo fuori a cena.."
"No non ce n'è bisogno, va tutto bene. Sto bene. Mangio un boccone e poi voglio fare i regali di natale da portare a casa visto che non ho preso ancora niente."
Riparte l'iperventilazione.
Evita i luoghi solitari. Evita i luoghi affollati. Stai attenta alla borsa. Nono prendere la metro. Non usare la cartina. Non parlare con nessuno.
Aspettavo un "e poi corri e chiuditi in convento".
Infatti come da programma mi squilla il cellulare mentre ero in giro.
"DOVE SEI??? ho chiamato a casa e non mi hai risposto!!"
"si sono in giro."
"IN GIRO?? DA SOLA?? CON QUESTO FREDDO??"
"Per forza da sola, non conosco nessuno qui.."
" E dove sei?? E' un quartiere sicuro??"
"Si sono a Chelsea."
Lui riprende a respirare dopo tutto quell'iperventilare.
"Eileen, torna a casa. SE vuoi esco prima oggi e andiamo fuori a cena.."
"No non ce n'è bisogno, va tutto bene. Sto bene. Mangio un boccone e poi voglio fare i regali di natale da portare a casa visto che non ho preso ancora niente."
Riparte l'iperventilazione.
Evita i luoghi solitari. Evita i luoghi affollati. Stai attenta alla borsa. Nono prendere la metro. Non usare la cartina. Non parlare con nessuno.
Aspettavo un "e poi corri e chiuditi in convento".
giovedì 16 dicembre 2010
Flowers
Stanotte mi ha detto "I adore the fragile confines of your body, my love..."
e mi sono sciolta, lo ammetto.
Eppure continuo a sentirmi una merda.
e mi sono sciolta, lo ammetto.
Eppure continuo a sentirmi una merda.
mercoledì 15 dicembre 2010
Riassunto/2
Ho torvato un biglietto aereo per mercoledì prossimo. Mi è costato un salasso ma pazienza. Spen ci è rimasto male, credo non si aspettasse che alla fine andassi, e sopratutto così presto. Lui andrà a Londra il giorno successivo, come stabilito, e amen e cosìsia.
Per il resto non ho grandi novità di sorta, vivo reclusa perchè fuori si gela letteralmente, vorrei fare qualche giro strano, diverso, vedere chessò COney Island, o Harlem, ma al solo accenno lui fa una faccia come se gli avessi picchiato la nonna... e da sola non me la sento, non ancora. SOno ancora smarrita, passo le giornate a scrivere, leggere, giocare al pc, telfonare ad Ash prima e dopo ogni pasto come una prescrizione medica, a guardare nel vuoto fuori dalle vetrate lucide, a fissare nel riflesso lo scintillio delle lucine di Natale delle Quinta. E a sforzarmi. Ogni giorno mi sforzo. Un pò è una sofferenza un pò è una terapia.
CI parliamo come impiegati alla macchina del caffè.
E viviamo entrambi di silenzioso, affamato, sesso consolatorio.
martedì 14 dicembre 2010
"Illuminazione davanti al banco dei surgelati
anche la sofferenza
ha la sua data di scadenza".
(Francesca Genti)
E c’è un disgelo – lo sai, vero Eileen? - anche per i cuori in inverno.
anche la sofferenza
ha la sua data di scadenza".
(Francesca Genti)
E c’è un disgelo – lo sai, vero Eileen? - anche per i cuori in inverno.
lunedì 13 dicembre 2010
Riassunto
La stanchezza mi assale, come al solito non c'è verso di dormire e mi rifiuto come sempre di prendere quelle stramaledette gocce. E giro, e scrivo. Qui ho persino paura di cucinare per non sporcare il candore immacolato di questa specie santuario. Non faccio nulla; vorrei pulire, lavare stirare, trasformarmi in una casalinga semi perfetta e lui "noooo! C'è Teresa!" e questa mi gira intorno mentre fisso il vuoto su un divano scomodo che non è mio. E lui è al lavoro. E io sono sola.
Poi sabato super mega litigata. Però come fa bene scaricarsi... lui vuole passare il natale a Londra, visto che sua madre non sta bene, e continua a rinfacciarmi che potrebbe essere il suo ultimo natale... io voglio, devo tornare a casa. Perchè non sto bene. E non so poi nemmeno io perchè nè se mi farà bene, ma sono cos' esausta di pensare... per cui sono volate parole grosse, che dopo uno dice non volevo dirlo, non lo pensavo davvero, eppure si sa in fondo al cuore, che non è così... alla fine mi sono messa a urlargli insulti in italiano che non poteva capire, e lui sul traduttore informatico a cercarne il significato...e io a pensare a quanto fosse lontano il Texas..
Poi ieri è stato ancora peggio... Ero in cucina e volevo prepararmi un sandwich, un pranzo vecchia maniera, io sola su un divano. E prendo un coltello a caso con gli occhi ancora gonfi di pianto, e non mi accorgo che è un coltello liscio, che non va bene per il pane. Per cui cerco di tagliare la fetta e trac! La lama scivola sulla crosta e praticamente mi si pianta fra il dorso della mano e il polso, e lì resta. Non ho neppure sentito male. sono rimasta lì come un'ebete a guardare la lama nella mia carne. e senza pensare l'ho tirata via, con una lentezza inverosimile. E lì è partito il fiotto di sangue. E lì mi sono svegliata dal mio torpore e ho sentito il male. Eppure è stato spaventosamente come una volta: dolore fisico, allora ecco, sono viva. E il sangue sempbrava impazzito non si fermava più, lordava stracci e piani di lavoro. Mi sono messa a urlare "SPEN!!" e lui è corso come un razzo e credo che gli stessero per cadere gli occhi.
Io urlavo corriamo all'ospedale ma lui si è rifiutato, asserendo che sarei morta prima dissanguata nell'attesa, che non avevo idea del tempo di attesa a NY. Così siamo usciti correndo, semi vestiti e semi in tuta, con uno straccio carminio premuto forte sul mio polso, diretti a piedi allo studio di uno dei suoi "amici della palestra" che fa il ginecologo ma empre un medico è, che abita pure lui nell'Upper Est. E la cosa assurda è che per strada, mentre lui era bianco come un morto e spaventatissimo, a me è preso un attacco di ridarella, chissà poi perchè. E ridevo come un'idiota, ridevo e piangevo. eLui credo si sia spaventato ancora di più, e alla fine si è arrabbiato, e poi non lo so nemmeno, e davanti alla porta della browntown mi dice "non l'ho mai fatto in tutta la mia vita, ma giuro sull'anima di mio padre, che se no la smetti ti metto le mani addosso!" e mi sono zittita. Poi il super perfetto ginecologo che pareva il solito modello di gomma ci apre e mi fa accomodare in studio. Mi fa delle micro iniezioni, e si ferma l'emorragia. Poi con un mega sorriso di plastica mi mette sette punti. E io parto, in pieno delirio credo a ripetere è stato un incidente. E lui lo so. E io è stato un incidente. E lui lo so. E io è stato un incidente. E lui sta zitto. Alla fine mi applica la medicazione e va di là a parlare con SPen.
Ringraziamo, sorridiamo, torniamo a casa.
Silenzio.
In casa mi dice "Come è successo?"
"Te l'ho già detto, è stato uno stupido incidente, stavo taglaindo il pane ho sbagliato coltello, scusa."
"E perchè ridevi?"
"non lo so."
"Eileen, Andrew (Il ginecologo ndr) mi ha detto che sospetta che non sia stato un incidente. Che eri strana."
"E cioè? cosa vorrebbe dire??"
"Che secondo lui è una ferita autoinflitta."
"MA SEI SCEMO???"
"Eileen, sei autolesionista? Stai così male? io mi sono reso conto del tuo disagio ma addirittura..."
Mi alzo, indignata, tronco il discorso.
Salto la cena, mi chiudo nel mio ostinato silenzio, mi metto sotto le coperte e non pronuncio più una parola, una sillaba. E anche lui.
Aspetto che vada al lavoro.
Poi sabato super mega litigata. Però come fa bene scaricarsi... lui vuole passare il natale a Londra, visto che sua madre non sta bene, e continua a rinfacciarmi che potrebbe essere il suo ultimo natale... io voglio, devo tornare a casa. Perchè non sto bene. E non so poi nemmeno io perchè nè se mi farà bene, ma sono cos' esausta di pensare... per cui sono volate parole grosse, che dopo uno dice non volevo dirlo, non lo pensavo davvero, eppure si sa in fondo al cuore, che non è così... alla fine mi sono messa a urlargli insulti in italiano che non poteva capire, e lui sul traduttore informatico a cercarne il significato...e io a pensare a quanto fosse lontano il Texas..
Poi ieri è stato ancora peggio... Ero in cucina e volevo prepararmi un sandwich, un pranzo vecchia maniera, io sola su un divano. E prendo un coltello a caso con gli occhi ancora gonfi di pianto, e non mi accorgo che è un coltello liscio, che non va bene per il pane. Per cui cerco di tagliare la fetta e trac! La lama scivola sulla crosta e praticamente mi si pianta fra il dorso della mano e il polso, e lì resta. Non ho neppure sentito male. sono rimasta lì come un'ebete a guardare la lama nella mia carne. e senza pensare l'ho tirata via, con una lentezza inverosimile. E lì è partito il fiotto di sangue. E lì mi sono svegliata dal mio torpore e ho sentito il male. Eppure è stato spaventosamente come una volta: dolore fisico, allora ecco, sono viva. E il sangue sempbrava impazzito non si fermava più, lordava stracci e piani di lavoro. Mi sono messa a urlare "SPEN!!" e lui è corso come un razzo e credo che gli stessero per cadere gli occhi.
Io urlavo corriamo all'ospedale ma lui si è rifiutato, asserendo che sarei morta prima dissanguata nell'attesa, che non avevo idea del tempo di attesa a NY. Così siamo usciti correndo, semi vestiti e semi in tuta, con uno straccio carminio premuto forte sul mio polso, diretti a piedi allo studio di uno dei suoi "amici della palestra" che fa il ginecologo ma empre un medico è, che abita pure lui nell'Upper Est. E la cosa assurda è che per strada, mentre lui era bianco come un morto e spaventatissimo, a me è preso un attacco di ridarella, chissà poi perchè. E ridevo come un'idiota, ridevo e piangevo. eLui credo si sia spaventato ancora di più, e alla fine si è arrabbiato, e poi non lo so nemmeno, e davanti alla porta della browntown mi dice "non l'ho mai fatto in tutta la mia vita, ma giuro sull'anima di mio padre, che se no la smetti ti metto le mani addosso!" e mi sono zittita. Poi il super perfetto ginecologo che pareva il solito modello di gomma ci apre e mi fa accomodare in studio. Mi fa delle micro iniezioni, e si ferma l'emorragia. Poi con un mega sorriso di plastica mi mette sette punti. E io parto, in pieno delirio credo a ripetere è stato un incidente. E lui lo so. E io è stato un incidente. E lui lo so. E io è stato un incidente. E lui sta zitto. Alla fine mi applica la medicazione e va di là a parlare con SPen.
Ringraziamo, sorridiamo, torniamo a casa.
Silenzio.
In casa mi dice "Come è successo?"
"Te l'ho già detto, è stato uno stupido incidente, stavo taglaindo il pane ho sbagliato coltello, scusa."
"E perchè ridevi?"
"non lo so."
"Eileen, Andrew (Il ginecologo ndr) mi ha detto che sospetta che non sia stato un incidente. Che eri strana."
"E cioè? cosa vorrebbe dire??"
"Che secondo lui è una ferita autoinflitta."
"MA SEI SCEMO???"
"Eileen, sei autolesionista? Stai così male? io mi sono reso conto del tuo disagio ma addirittura..."
Mi alzo, indignata, tronco il discorso.
Salto la cena, mi chiudo nel mio ostinato silenzio, mi metto sotto le coperte e non pronuncio più una parola, una sillaba. E anche lui.
Aspetto che vada al lavoro.
venerdì 10 dicembre 2010
Comunicazione Organizzativa di Servizio
La presente per informarVi che ho sentito la mia gentil madre, sul tema delle vacanze natalizie. Io sarei anche in vacanza tutto l'anno oramai... Vabbè. Mi dice "non te lo chiedo neanche." E io "No, chiedimelo."
Silenzio.
"Vieni a casa per Natale?"
"Si."
E ancora più incredibile, non so se avete notato, ora sono anche su Twitter.
Follow me.
Silenzio.
"Vieni a casa per Natale?"
"Si."
E ancora più incredibile, non so se avete notato, ora sono anche su Twitter.
Follow me.
giovedì 9 dicembre 2010
Thinker
Mentre tutta la città è in totale fermento per il Natale imminente, io sistemo pian piano le mie cose. Avevo un bel cassetto, ora ho un armadio, un comò, una scarpiera, un bagnetto tutto mio. E meno male perchè io ho tipo due creme viso, un bagnoschiuma e una crema corpo, lui ne ha tipo millemila di ognuno. Le mie nike fruste accanto alle sue FratelliRossetti. Le mie collant smagliate fra i suoi calzini di puro chachemire. Che c'è di male mi ripeto. Lui è così io sono così. CI vogliamo bene lo stesso, siamo opposti e complementari ed è un pensiero bello. Mi ci crogiolo finchè riesco, finchè posso. Finchè non mi parte l'ansia mille e mi manca il fiato, l'aria, finchè vorrei ficcare tutto di corsa nelle valigie e tornare da dove sono venuta.
Qui non c'è il mio spazio, qui non c'è il mio divano, le mie luci soffuse, il mio buio imperante che confonde le forme. Qui è il regno del trasparente e del traslucido e mi sento osservata da tutte le parti: la cucina mi guarda, il salotto mi spia, la sala da pranzo poi mi ossessiona. E lui è dovunque.
E' davvero così orrendo, criminale, è perpetrare un delitto desiderare un mattone, una sedia, un posticino piccollissimo e infimo solo ed esclusivamente per me?
Di mio, di mio soltanto, cosa rimane?
Qui non c'è il mio spazio, qui non c'è il mio divano, le mie luci soffuse, il mio buio imperante che confonde le forme. Qui è il regno del trasparente e del traslucido e mi sento osservata da tutte le parti: la cucina mi guarda, il salotto mi spia, la sala da pranzo poi mi ossessiona. E lui è dovunque.
E' davvero così orrendo, criminale, è perpetrare un delitto desiderare un mattone, una sedia, un posticino piccollissimo e infimo solo ed esclusivamente per me?
Di mio, di mio soltanto, cosa rimane?
mercoledì 8 dicembre 2010
martedì 7 dicembre 2010
ok
Sono due notti che non dormo, e sono a pezzi, letteralmente.
Ok. Le valigie sono pronte chiuse e ci sto seduta sopra. La macchina è al suo posto.
La Vale dorme. Ho una bella scorta di fazzoletti in borsa. I documenti ce li ho.
Ho dato a mia madre il nuovo indirizzo e il telefono.
Il biglietto ce l'ho nella borsa, solo andata.
Le valigie le ho pesate e sono del tutto fuori carico. Pagherò un salasso.
La carta di credito l'ho presa.
Ho anche l'acqua per il viaggio.
Aspetto Ash e il marito per andare in aereoporto, che non hanno voluto nel modo più assoluto che prendessi un cab. La gentilezza della famiglia.
Parto. Poi arrivo. E poi? non lo so.
Ma parto.
Ok. Per dirla in un modo conosciuto, mia cara, carissima Eileen, adesso vediamo quanto è profonda la tana del bianconiglio.
Ciao a tutti. Ci risentiamo da New York. Forse.
Ok. Le valigie sono pronte chiuse e ci sto seduta sopra. La macchina è al suo posto.
La Vale dorme. Ho una bella scorta di fazzoletti in borsa. I documenti ce li ho.
Ho dato a mia madre il nuovo indirizzo e il telefono.
Il biglietto ce l'ho nella borsa, solo andata.
Le valigie le ho pesate e sono del tutto fuori carico. Pagherò un salasso.
La carta di credito l'ho presa.
Ho anche l'acqua per il viaggio.
Aspetto Ash e il marito per andare in aereoporto, che non hanno voluto nel modo più assoluto che prendessi un cab. La gentilezza della famiglia.
Parto. Poi arrivo. E poi? non lo so.
Ma parto.
Ok. Per dirla in un modo conosciuto, mia cara, carissima Eileen, adesso vediamo quanto è profonda la tana del bianconiglio.
Ciao a tutti. Ci risentiamo da New York. Forse.
domenica 5 dicembre 2010
Ci sono giorni che vanno e non vengono
"nulla che sia dolce... dicevo... scrivevo... quando avevo bisogno di un pugno in faccia... ealcune notti con il capore troppo amaro di tabacco ho pensato che fosse l'unica soluzione... oggi in confronto mi sembra dolce anche un topo spiaccicato sulla statale...
Il mio regno -se mai ne avessi ancora uno- per un pezzettino di realtà buona che non sia mentale...
Il mio regno -se mai ne avessi ancora uno- per un pezzettino di realtà buona che non sia mentale...
venerdì 3 dicembre 2010
giovedì 2 dicembre 2010
Ieri l'ho incontrato.
Ho fatto due passi in centro, per uscire, per svagarmi, perchè volevo andare al parco, perchè volevo ancora vedere i cieli del Texas, perchè sennò esplodevo ad aprire i miei armadi e trovarci i vestiti della Vale dentro.
E l'ho incontrato.
E' stato un istante, forse meno, un secondo non so, in cui mi sono accorta che era lui, vestito giacca&cravatta soprabito nero. Il cuore parte a mille, mi esplode nel petto mi manca l'aria, oddio soffoco... e lui, lui alza lo sguardo e trova il mio.
Poi entra veloce in un locale, senza proferire parola che possa essere scambiata per un saluto. In silenzio.
I miei occhi, i suoi occhi.
E se ne è andato.
Mi sono sentita come in un film, con la folla che veloce mi passava accanto, mi sfioravano, mi urtavano, e nessuno, nessuno si accorgeva di me ferma a piangere.
Ho fatto due passi in centro, per uscire, per svagarmi, perchè volevo andare al parco, perchè volevo ancora vedere i cieli del Texas, perchè sennò esplodevo ad aprire i miei armadi e trovarci i vestiti della Vale dentro.
E l'ho incontrato.
E' stato un istante, forse meno, un secondo non so, in cui mi sono accorta che era lui, vestito giacca&cravatta soprabito nero. Il cuore parte a mille, mi esplode nel petto mi manca l'aria, oddio soffoco... e lui, lui alza lo sguardo e trova il mio.
Poi entra veloce in un locale, senza proferire parola che possa essere scambiata per un saluto. In silenzio.
I miei occhi, i suoi occhi.
E se ne è andato.
Mi sono sentita come in un film, con la folla che veloce mi passava accanto, mi sfioravano, mi urtavano, e nessuno, nessuno si accorgeva di me ferma a piangere.
mercoledì 1 dicembre 2010
Primo Giorno
Come previsto, mi sono alzata lo stesso. Non devo andare al lavoro, non più.
E mi sono alzata, vestita e preparata come ogni giorno.
E ora sto seduta qui e penso a che cazzo fare.
Dovrei prepare le valigie. Ho una prenotazione aerea che non ho voglia di rispettare e mi resta poco tempo, pochi giorni.
Ieri la festa c'è stata davvero, hanno portato quelle orribili torte americane rivestite di burro colorato di colori pazzeschi, eppure l'ho mangiata, eppure era buona. Mi hanno regalato un mega collage fatto da tante foto mie e delle mie colleghe, scattate in questi anni. Non vi dico. HO pianto talmente tanto che non riuscivo più a respirare.mi sono chiusa in bagno e Ash è dovuta venire a soccorrermi perchè ero in uno stato pietoso, e invece piangeva pure lei. Favoloso, la festa del mascara colante. Eppure è andata. COme questi anni, eppure è finita.
Ora devo guardare oltre, andare avanti.
Il futuro.
Il biglietto aereo.
Le valigie semi vuote e semi piene.
Il caos imperante.
Un appartamento dove non si possono aprire le finestre.
Tutto è già qui.
E mi sono alzata, vestita e preparata come ogni giorno.
E ora sto seduta qui e penso a che cazzo fare.
Dovrei prepare le valigie. Ho una prenotazione aerea che non ho voglia di rispettare e mi resta poco tempo, pochi giorni.
Ieri la festa c'è stata davvero, hanno portato quelle orribili torte americane rivestite di burro colorato di colori pazzeschi, eppure l'ho mangiata, eppure era buona. Mi hanno regalato un mega collage fatto da tante foto mie e delle mie colleghe, scattate in questi anni. Non vi dico. HO pianto talmente tanto che non riuscivo più a respirare.mi sono chiusa in bagno e Ash è dovuta venire a soccorrermi perchè ero in uno stato pietoso, e invece piangeva pure lei. Favoloso, la festa del mascara colante. Eppure è andata. COme questi anni, eppure è finita.
Ora devo guardare oltre, andare avanti.
Il futuro.
Il biglietto aereo.
Le valigie semi vuote e semi piene.
Il caos imperante.
Un appartamento dove non si possono aprire le finestre.
Tutto è già qui.
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