...ho ritrovato quelli che chiamo "gli scritti danesi"...a leggerli il dolore è perfetto come allora...
In questo momento sono in volo per la Danimarca... e sono sola… ho scelto la Danimarca perché non la conosco e potrei trovarmi assolutamente spaesata e a disagio... l'ho scelta per questo. scendo in questo momento dall'aereo… ho viaggiato vicino all'oblò' e l'ho tenuto sempre chiuso.. per dimenticare che acqua, monti, cielo e colori saranno le briciole per ritornare a casa... non ho più una casa... non ho più nulla e sono all'aeroporto di Copenhagen... appena l'ho visto ho pensato “e' così che immaginavo l'aeroporto di Copenhagen”... e la disillusione mi ha invaso... a ricordarmi che l'immaginazione arriva sempre prima di noi in ogni aeroporto a rovinarci il presente... a riportarci nel centro di noi stessi dove tutto e' già stato vissuto per non sentirci perduti... e se mi aspettavo di perdermi sbagliavo... perche' proprio all'uscita su una parete fra delle scritte c'e' il mio nome con la data di oggi... scritto con un pennarello nero e di traverso... ci sono le mie otto lettere e la mia grafia in stampatello... sono già stata qui e se mi guardo intorno ci sono le tedesche e le danesi... perfettamente composte e pulite anche con questo caldo... anche dopo ore di volo... anche se hanno fumato, bevuto, anche senza trucco… e ci sono io con la mia imperfezione... con i capelli sconvolti e i pantaloni sgualciti... le mie occhiaie sono il sonno che mi nego e il sogno ad occhi aperti che m'impongo... dicono che siamo anche la nostra storia... altri che siamo solo il nostro presente… io sono solo il mio futuro già vissuto nella tendina di un aereo e torno a casa con il primo volo... rigorosamente ad occhi aperti e in silenzio... non posso dire a nessuno dove sono stata e cosa ho scoperto… dire e' un po' abbandonarsi e anche pretendere... io sto zitta e suddivido i pensieri in quelli buoni e cattivi.. i cattivi poi diventano quelli buoni un minuto dopo e non mi resterà che appallottolarli e ricominciare da capo... un altro volo e sarà l'abitacolo di una macchina... saranno i suoi gesti che lentamente reclamano gli anni… lui e' del partito della storia e la storia gli ricorda che ha diritto di toccare il mio polso e il mio viso imbronciato... ogni carezza e' un conato... perché gli voglio bene… perché non amo più Lei ma te... perché l'incompiutezza delle parole non mi aiuta a liberarmi dal mio peso e posso solo mentire e tacere un “devo stare sola” o “devo andare in Danimarca e tornare in silenzio”... “devo smetterla di pensare che se non sono il meglio non sono niente”... “devo smetterla di credere all'esistenza del meglio”... sto zitta… sono del partito del futuro e non dimentico che fra poco questa macchina diventerà un prato d'erba nuova... ci saranno i soli e gli 'astri e i laghi e i cani senza guinzaglio e le frittelle di alghe e le gonne lunghe coi piedi nudi sulla terra umida e il mio sorriso che oggi non c'e' e non ci sono garanzie che domani esploderà colorato sull'acqua scura... di notte.
il punto e' che non c'e' nulla al di fuori di quello che vedo e ho gli occhi stanchi...
Sono seduta nella mia camera, davanti alla grande finestra che dà sulla città. E’ notte. E’ una notte chiara, limpida, il cielo è di un blu profondo e in lontananza, sopra i tetti della città vecchia posso scorgere la luna, chiara e distante. C’è solo qualche piccola nuvola grigia che rovina il contesto.
Il grigio è il colore che più si lega a Copenhagen nella mia mente. Quando penso alla mio periodo di auto segregazione qui non riesco ad associarlo ad altro che al grigio. È il cielo; non è il grigio piombo che mi aspettavo, bensì un colore più tenue, perlato quasi, certi giorni più velato e pallido, altri più biancastro, come la neve sporca che si vede ai margini delle strade. E poi ci sono i colori lontani dei tramonti nordici, quegli arancioni sconvolgenti, quei rossi forti, che corrono veloci verso i viola e a volte persino la macchia bianca, fastidiosa, del sole. Ma non c’è azzurro a Copenhagen. Nemmeno nel mare. Speravo nei colori del mare, mi aspettavo che fosse limpido e chiaro, come le acque del mediterraneo, stupidamente credo. Ora so che anche il mare è grigio.
L’azzurro mi manca molto. Non credevo si potesse stare così male per l’assenza di luce. Mio fratello mi aveva avvertito. “Diventerai triste” mi disse, quando gli comunicai la mia decisione di venire a stare qui. Ma io pensavo che non mi importava un fico secco della luce, che potevo benissimo accendere una, dieci, persino mille lampadine che giravano con la meravigliosa energia pulita e rinnovabile danese, e che così mi sarei sentita meglio. Pensavo che la Danimarca fosse il paradiso in terra, il mio paradiso. Pensavo fosse il posto ideale per pensare. Solo questo volevo, allora. Pensare. Ora mi struggo di malinconia. Dovevi aspettartelo, mi ripeto. Eppure non passa. Eppure vorrei il sole. Vorrei una mattina di giugno in Italia, per le vie del centro di un piccolo borgo, fatte di ciottoli, le case di sassi e ai bordi delle strade vorrei i papaveri rossi, le spighe del grano selvatico, e magari in fondo alla strada vorrei una bottega di un fruttivendolo che vende pomodori maturati al sole, pesche e albicocche mature, e mordendole immagino il loro succo che mi cola lungo il mento e miei occhi socchiusi per il piacere.
A Copenhagen non c’è nulla di questo. C’è il grigio, c’è il vento, gelido. E c’è la notte. Questa notte.
Penso. Ora non mi fa più male la testa come a New York. Ora vivo in Europa. Ora non ho altro da fare che pensare. Quello che volevo. Eppure il mio pensiero più frequente, ora che sono qui, è tornare a casa.
Tornare da dove sono venuta. Fare i bagagli in silenzio, lasciare le chiavi nella cassetta delle lettere del padrone di casa, e tornare. Non posso. Detesto il solo pensiero di tutti quelli che mi direbbero “Te l’avevo detto!” E poi mi ripeto che ora la mia casa, volente o nolente, è Copenhagen.
..e mi tolgo il bracciale.. quello con tanti fili d'argento.. quello che forse non e' nemmeno argento.. che l'ho comprato sulla bancarella a Milano.. che a te nemmeno ti conoscevo.. e te l'ho lasciato a casa sul comodino tutte le volte.. e com'e' strano vederlo qui.. .su questo libro sgualcito.. a ricordarmi da dove vengo e dove non voglio andare... e se ci fosse un posto dove le cose stessero al loro posto... la cipolla nella padella... la polvere sul televisore.. il dentifricio sull'orlo del lavandino... le coccinelle sulle foglie... le posate nel lavello... le molliche di pane sulla tovaglia... l'ombrello per terra fuori la porta... i calzini sotto le lenzuola... i bracciali e gli anelli sui comodini... ci sarebbe un senso a questo qualcosa di questa sera, che gira e rigira nell'aria gelata e non c'e' pace...
mi perseguita, l'immagine di me in una t-shirt bianca... innocente e pura, e Andrea che mi distrugge ignorando le mie lacrime, rimpicciolendo la dignita' del dolore. Non l'ho mai scordato e ormai sono passati ormai anni..
gli ho detto di riflettere in tutto questo tempo in cui non vorro' sentirlo… perche' la volonta' me la impongo come una dieta, come le analisi del sangue, come il funerale di un parente... ho la pelle troppo delicata e non conto piu' i solchi e non sorrido piu' con le labbra un po' tremanti, come quando credevo agli angoli delle strade e dei muri alla loro portata di stupendo stupore. c'era passione in ogni nervo,ed io esplodevo genuinamente.
E' bella vero?
E invece sei fredda, nera, con lo sgurdo lontano.
Casa mia è mille volte più bella.
Torno là.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Trovo questo post BELLISSIMO, di una poesia e una delicatezza incredibili, mi ha sconvolto l'intensità delle immagini che hai tratteggiato, con poche parole hai creato delle visioni nitide sul tuo stato d'animo e il modo in cui approcciavi il mondo che ti circondava in quel momento. Vorrei avere l'onore e il piacere di rilanciarlo sul mio blog se me lo consenti.
RispondiEliminaGrazie a prescindere
Grazie! Puoi rilanciarlo tranquillamente. Mi piace molto l'idea di rendere "fruibili" emozioni e sensazioni, pensieri sparsi, pezzi di vita, per cui non c'è problema! Grazie ancora! Ciao
RispondiEliminaBene Eileen, questo è il link del post che ho pubblicato poco fa. Mi sono permesso una breve introduzione e un commento, aiutando la lettura con un sottofondo musicale. Spero che il tutto ti piaccia.
RispondiEliminahttp://aguardiadelfaro.blogspot.com/2010/05/scritti-danesi.html