Voglio tornare nel cerchio
della tua attenzione,
mi rendeva viva.
Ma penso qualsiasi cosa faccia
non ci posso tornare.
quando trovi qualcuno, qualcuno che prima non sapevi che esistesse, ecco che è peggio.........
se tu lo avessi sempre conosciuto, avresti dato per scontato che un giorno lo avresti perso,
invece così vorresti dire: fermate il tempo non ho avuto il tempo per conoscerti davvero; sento la tua nostalgia e sento come se mi avessero piantato un pugnale dentro, questione di un attimo , mi manca quasi il respiro, mi succede mentre cammino, mentre faccio la spesa, mentre il cielo si oscura e sta per piovere, mi succede mentre faccio una cosa in ufficio mentre sbadatamente sorrido a qualcuno che incrocio, sento la nostalgia di te ed é lancinante,é come se mi si bloccasse la vita dentro, paralizzata per un attimo, e poi riprendo a vivere con la paura che quel momento mi torni addosso di nuovo, e vorrei poter tornare indietro, a quell'estate, a dirti non mi lasciare, quando non mi hai mai trovata veramente.
("……mi sento priva di quell'energia che vedo negli altri. Allora li invidio. Li invidio per essere altro da me. Io riesco solo a produrre parole che s'accordano in versi e trasudo poesia. Sono solo li', oramai. La mia solitaria, irriverente, fatale eruzione sgorga nella gabbia vitrea, lucida come maiolica, entro cui me ne sto rinchiusa dall'infanzia").
Sylvia Plath
sono a casa mia e misuro la distanza fra il letto e la scrivania... lo faccio di continuo e mi fisso le lacrime allo specchio... compiaciuta, come chi crede di stare soffrendo per una giusta causa... passano i macigni tra le lancette e se fossi abbastanza visionaria e avessi la forza di affacciarmi alla finestra potrei vedere gli alberi fiorire e sfiorire dalla sera alla mattina... invece intorpidisco il corpo in una tuta nera e latito ad ogni sensazione esteriore... ogni cosa e' dolorosa e sento ogni convinzione vacillare... se anche soltanto fisso troppo a lungo un oggetto a caso, la convinzione vacilla... provo a forzarla... a cercare i motivi... a ricordare la nuvola di fumo che spazza via i ricordi... ma la nuvola di fumo che spazza via i ricordi non e' stata chiamata casualmente in questo modo... e mi si stringe il cuore, e anche quest'immagine cosi' banale del cuore che si stringe non mi sembra piu' cosi' banale perche' dentro ci sono spasmi continui... faccio appello a tutta me stessa... mi richiamo dai luoghi piu' lontani in cui mi sento dispersa... devo, devo essere tutta intera e dimenticare... ma lo sforzo di dimenticare aiuta la memoria a visualizzare cio' che vorrei si perdesse nell'oblio... mi dico che sono caduta anche piu' in basso e sono sempre sopravvissuta... mi appello all'idea della mia forza passiva infinita... mi immagino come il tappeto su cui tutti puliscono le scarpe e che non si consuma mai... alla fine cado... insieme alle foglie che non ho voluto guardare andar giu' da quei fantomatici alberi... inciampo nell'idea del male minore... mi accascio sul presente non progettuale... desidero, desidero troppo... non esiste piu' nulla se non il mio desiderio infinito....
sono qui che scrivo di cose che non hanno senso... e nel caos espositivo capisco il mio stato totalmente confusionario... ora che fuori tutto ha ripreso un aspetto invernale consono anche all'orario in cui mi affaccio al balcone... ora che in parte il desiderio non risente piu' dell'urgenza della mancanza.. ora che il mio ego e' stato lenito, accarezzato, cullato dalla mia cedevolezza... ora mi posso permettere una minima riflessione piu' pacata... dispongo lentamente le domande tra la gola e labbra e faccio in modo che rispettino il turno piu' giusto... quello che non offende il presente... preche' ho scelto questa situazione?... che gratificazione ultima cerco di raggiungere?... quanto poco resiste la difesa della mia dignita'?... ma poi cosa cerco da un cane randagio?... perche' ogni volta che mi avvicino ad un buco nero sento la necessita' di metterci la testa dentro?... quale futuro mi aspetta? l'ultima domanda oltraggia troppo il presente... ho bisogno di una sigaretta, di chiedere perdono al mio corpo per il dolore inutile di ieri... di chiedere perdono al mio corpo per il dolore che sto costruendo per il domani... di chiedere perdono al mio corpo per il dolore...di qualsiasi natura... in qualsiasi momento inopportuno egli sia arrivato a doverlo subire... perdono per non permettere al mio corpo di tremare diversamente per il troppo terrore e per la troppa bellezza... per la confusione di chi non sa rassegnarsi ad un giorno mite di 20 gradi.
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Dopo questo sfogo spero tu stia meglio...la decisione di cambiare aria e vita, ora capisco, che è quella giusta. Fallo al più presto perchè ti serve.
RispondiEliminaNon puoi continuare a morire ogni giorno un pezzo per volta.
So che non è semplice uscire da questo vortice ma nella tua vita hai combattutto e vinto battaglie molto più dure...ti abbraccio e ti faccio l'augurio di rinascere al più presto dalle tue ceneri come la fenice.
Goditi la giornata, vai a fare shopping, un massaggio, una seduta dal parrucchiere, fai le cose per te e almeno per quelle 2 o 3 ore ti svagherai.
Grazie Marti, finalmente qualcuno che mi dice che capisce! Grazie, grazie, grazie, con tutto il mio cuore! non sai quanto questo significhi per me!
RispondiEliminaPosso sdrammatizzare?
RispondiEliminaC'ho il viso di quel bel figliolo biondo stampato in testa... quando penso a cosa ti aspetterà... oh insomma, alla fine mi viene sempre da sorridere!
Ti abbraccio ancora Eleonora!