sabato 30 ottobre 2010

venerdì 29 ottobre 2010

Friday.




Sono stanca.

giovedì 28 ottobre 2010

Breath

...Il lutto per la perdita di qualcosa che abbiamo amato o ammirato sembra talmente naturale che il profano non esita a dichiarlo ovvio. Per lo psicologo invece il lutto è un grande enigma, uno di quei fenomeni che non si possono spiegare ma ai quali si riducono altre cose oscure. Noi reputiamo possedere una certa quantità di amare che chiamiamo libido la quale agli inizi del nostro sviluppo è rivolta al nostro stesso io. In seguito, ma in realtà molto presto, la libido si distoglie dall'Io per dirigersi sugli oggetti, che noi in tal modo accogliamo per così dire nel nostro Io. Se gli oggetti sono distrutti o vanno perduti per noi, la nostra capacità di amare (la libido) torna ad essere libera. Può prendersi altri oggetti come sostituiti o tornare provvisoriamente all'Io. Ma perchè questo distacco della libido dai suoi oggetti debba essere un processo così doloroso resta per noi un mistero sul quale per il momento non siamo in grado di formulare alcuna ipotesi. Noi vediamo unicamente che la libido si aggrappa ai auoi oggetti e non vuole rinunciare a quelli perduti, neppure quando il loro sostituto è già pronto. Questo dunque è il lutto.
Noi sappiamo che il lutto, per doloroso che sia, si estingue spontaneamente. Se ha rinunciato a tutto ciò che è perduto, ciò significa che esso stesso si è consun to e allora la nostra libido è di nuovo libera (nella misura in cui siamo ancora giovani e vitali) di rimpiazzare gli oggetti perduti con nuovi oggetti, se possibile altrettanto o più preziosi...

Caducità, Sigmund Freud

lunedì 25 ottobre 2010

Oggi

da un pezzo indosso solo cappotti neri ... qualcosa di serio per darmi un tono... ho appena passato i 30 eppure certi miei colori e umori sono imbarazzanti per quella che si dovrebbe dire una donna ormai... ho sempre le guance rosse e la bocca socchiusa come le adolescenti... so bene che questo e' uno svantaggio... ho il dono di procrastinare lutti all'infinito... ma quanto e' dura rinascere davvero...


caro A. , che se t'incontro per strada hai ancora l'odore della renault verde e di un profumo ormai fuori moda, ho buttato tutte le rose rosse che avevo messo a seccare a testa in giu' e che ho portato per diversi anni in tutti gli appartamenti che abbiamo cambiato, le rose che mi facevi arrivare a casa col fattorino. conservo solo un biglietto in cui scrivevi delle cime dei pini innevati e di un nostro fantomatico amore, e un libro di lirici greci con dedica, forse anche una stampa arrotolata da qualche parte... prima di te i giorni erano canzoni e disegni e dopo di te le ore per mesi si sono lasciate consumare sui sampietrini di via Emilia... tra una sigaretta e l'altra... come chi di tanto amore non sa che farsene e lo respira fuori a fumetti sperando che si appiccichi alla giacca di qualche passante... mi hai lasciato per strada, sui treni e dopo di te i treni servono alla tenerezza dello smarrimento... ho portato il lutto dei tuoi occhi verdi e di altri occhi mai nati... eri cosi' presente e cosi' vero... la mia ombra e il mio gemello mancato... eri i miei vent'anni senza colpa, il mio primo amore gia' folle... mi piacerebbe sapere cosa pensi ora della lotta armata, dei convegni e di questo paese... cosa e' per te adesso la purezza e il candore... se ti definisci ancora l'ultimo idealista come in quel giorno in cui mi piangesti addosso tante lacrime da sporcare per sempre il mio vestitino blu...

caro D., non ti ho piu' rivisto da allora, ho dormito per molto tempo su di te e dei tuoi tanti anni ho fatto il mio cuscino morbido per non pensare a nulla... , mi hai amato cosi' tanto che ho dovuto lasciarti da solo in un giorno caldo... forse non avresti dovuto piangere quella volta mentre facevamo l'amore... ero e sono sempre stata una bambina che prende tutto sul serio. ma tu eri cosi' , di slanci e poche parole... ti perdevi nei tuoi quadri, nell'idea della morte e della perdita... nelle tue poesie boudlaeriane e soffrivi troppo per nulla, soffrivi ancora piu' di me e ricordo la tua agitazione e le tue mani tremanti mentre mi facevi quel ritratto che conservo finito solo per meta'... dove sembro l'ennesima ombra oscura dei tuoi incubi... t'illuminavi guardando basquiat, wharol, klimt, loutrec.. e guardando i miei capelli rossi di allora... ero troppo piccola per capirti... troppo egoista per amarti... troppo sofferente per credere e del tutto inconsapevole di tutto... chissa' se dipingi ancora a tutte le ore... se nascondi ancora la erre moscia parlando pianissimo e se piangi ancora quando sei felice e fai l'amore... se qualche donna ti ha compreso senza spaventarsi e fuggire.. come me...

caro M., conosciuto per caso in un modo cosi' strano... ricordo che eri un pazzo squilibrato ma i tuoi occhi avevano un colore buono, rassicurante... fosti il primo che velocissimo mi ponesti davanti al mondo delle opinioni... una sera in cui mi chiedesti cosa davvero mi piaceva di te e io non seppi risponderti nulla... il primo uomo che si divideva da me e mi voleva intera e donna davanti a lui... nessuna comunita', nessun 'una cosa sola'... tornai a casa barcollante.. e capii che ogni mia parola aveva un valore... piu' delle mie labbra, piu' dei miei colori... pensai di raggiungerti in danimarca da dove mi telefonavi e mi parlavi di persone, persone e persone... invece ti abbandonai mentre tu continuavi a non scrivermi cartoline ... settembre e' sempre stato un mese magico per me... mi ha trasformato anno dopo anno... e ha minato tanto la mia memoria...

caro A..., che mi verrebbe da dirti 'caro un corno!'.. eppure lo so che siamo caduti in basso perche' abbiamo volato in alto come nessuno... e non voglio ricordare nulla perche' ci impiegherei una vita e uno sforzo immenso... il primo natale dei tanti ti ho fatto una sciarpa bianca e verde... e mi sembra che ogni dolore e ogni gioia che ti ha riguardato mi ricordi sempre una mattina che ti ho incrociato con la mia sciarpa al collo e tu mi chiedesti un bacio... la mattina piu' felice della mia vita... poi ci sono stati sei anni di tutto... mi hai fatto scoprire chi sono e devo ancora decidere se mi piace... non mi faccio domande su di te... cammini sempre velocemente e guardi sempre dritto negli occhi... hai sistemi infallibili per ogni situazione di pericolo... sei stato passione, amore e tenerezza e noia... terrore e paura... sei stato la mancanza, la colpa.. il nido e lo strapiombo... padre e figlio... ipotesi, certezza... dolore che ancora mi cola dappertutto... che tu sia una sciarpa bianca verde fatta a mano... che tu sia il ricordo... amen..

caro D.., problematico e bellissimo... hai spiazzato il mio mondo... mi tocchi come fossi di porcellana... come un cappotto bianco appena comprato... sei un incorcio di eccessi... fucina di opposti... pensarti e' gia' faticoso.. esplodi fra le mani e mi scorri dentro distruttivo... per te non ci sono parole... cambi col tempo, con le ore, con i suoni e le atmosfere... a te che non possiedi e non ti fai possedere dedico questi giorni dove chiedere e interrogare e' superfluo o inopportuno... tutto arriva e va via in una breve marea interiore... sei il mio uomo della notte... che mi chiama e si accoccola nella mia voce che non dice niente... non pretendi 'insegnare e io imparo invece ad attendermi...
si ringraziano anche S. e A. per le brevi lezioni che hanno fatto si che io oggi sia questo punto interrogativo.

domenica 24 ottobre 2010

why don't you come away?

Stasera se ne va. Facevo la torta di mele da portare in ufficio e mi chiede "Perchè non posso averne mai una anche io? Una per me".
Non ne posso più, avrei voluto dirgli. Ma non gli ho detto niente.
QUando è qui prego perchè se ne vada subito. Quando è a seimila miglia da qui lo vorrei nel letto. Assurdo.
Abbiamo parlato tantissimo, tanto che mi sento stordita da tutte quelle parole. Ubriaca d'acqua, cabernet e monologhi.
E venerdì torna.
E se il venerdi' mi mette ansia e' perche' il venerdi' mi ritrovo sempre sola a sentire le follie di un uomo solo che blatera d'amore.

mi verrebbe da dire a volte, che oltre a questa voce e a queste mani... dietro questi capelli e queste smorfie che sembrano sorrisi... dietro ai 'si' ai 'no' e ai silenzi.. oltre ai pochi pensieri che racconto e alle carezze che ti faccio scivolare lente sul viso... dietro i 'dove sei, che fai, ti sto pensando e ti voglio bene'... dietro tutto in realta' mi verrebbe da dire che non c'e' piu' niente... e io non sono una soluzione, non sono un rifugio.

In definitiva sono stravolta di tutto. Delle parole, del sesso affamato, delle spiegazioni che pretende e non so dare, dei buchi nel petto e nelle calze.
Non ho dormito un minuto.
Ti prego, vattene a casa.

sabato 23 ottobre 2010

sto per uscire vestita da ballerina del Molin Rouge: a volte le donne sono davvero ridicole



pero', di fondo, la contraddizione maggiore riguarda me. riguarda la mia indignazione che e' debole e succube del retaggio culturale. subisco i 'stai zitta e stai buona', i 'chi ti chiama a quest'ora' e i 'cosa stavi guardando' (tutti poi nemmeno detti)... anzi, potrei dire che gestisco magistralmente tutto questo cercando di capire il senso della contropartita, poiche' non mi ritengo stupida ne' passiva e nemmeno mancante d'autostima fino al punto citato. so bene che sono una diplomatica ma non so che patteggio e in nome di cosa l'ideale debole lascia spazio alla pacatezza. e' vero, adoro il terrore nei suoi occhi quando teme d'avermi ferito, ma e' per il gusto del gioco e non del potere, che d'altronde non vale 1 minuto di una giornata in cui riconosco me stessa, e me stessa non e' docile, ne' dolce ne' maliziosa, ne' bella, ne' desiderabile, ne' buona o giusta, ne' permalosa o vendicatrice, ne' cattiva o sottomessa, ne' ambigua ne' vera. il giorno in cui riconosco me stessa non ho bisogno di sentirmi in nessun modo e sono libera.

venerdì 22 ottobre 2010

Appunti ritrovati

hai un bel profilo.. un respiro solenne e una morale kantiana.. sei molto di cio' con cui ardisco congiungere i miei umori.. hai odori delicati e mani aerodinamiche.. spalle larghe e infiniti solchi ironici intorno alle labbra.. potrei amarti come si amano i grandi dolori o i grandi piaceri.. con quel sentimento di vicinanza alla fine del mondo che ti fa osare il pudore dei sentimenti piu' protetti.. ma non sei un estraneo e questo preclude la possibilita' ch'io possa dirti veramente chi sono...

E questo è quello che ho scritto di Spen...dopo quella sera. Quella in cui ci siamo conosciuti.
Ero da poco a Dallas e stavo ancora lottando con la banca per avere il mutuo per la casa. Volevo rivedere New York: ci ero stata anni fa con mia sorella, al liceo. C'erano ancora le torri, per dire. così mi ero presa un venerdì e sono partita per il week end. Il sabato sono andata a cena da Big Wong (se passate da NY e vi piace la cucina cinese andateci!), a Chinatown. Me lo aveva consigliato Jeff fra l'altro. Il casino è che lì c'è sempre un sacco di gente, via vai ovunque, caos a non finire, e in pratica finisci quasi sempre a dividere il tavolo (e il conto) con qualcun altro, che magari non conosci. Così è successo a noi.
Lui pareva scocciato, poi era solo imbarazzato. Ricordo ancora che abbiamo mangiato maiale arrosto, anitra e pollo alla griglia, e quelle favolose crepes di riso... E abbiamo parlato. Era timido. Da dove viene mi ha chiesto. Da Dallas ho risposto. Credo che per lui fosse la cosa peggiore che potesse capitare (in USA quelli del sud spesso sono considerati zotici, capmagnoli beceri, e sfottuti da quelli del nord soprattutto per il famoso accento strascicato e le manie diciamo bislacche...) Poi quando gli ho spiegato che ero italiana in realtà è sembrato rasserenato. E' stato divertente. Poi gli ho detto che andavo, tornavo in albergo. Ci ha pensato un pò, poi mi ha proposto di andare a bere magari del vaffè insieme. Perchè no, mi sono detta. E via. Abbiamo preso un cab e siamo andati al Glass, a Chelsea. Ecco, non era il mio posto, ma nemmeno lui era il mio tipo, avrei dovuto capirlo quando mi ha detto che era un avvocato... Il locale si adattava perfettamente a tipi come lui: carini, trendy, trentenni e con il portafoglio rigonfio. L'opposto di me, con le mie nike fruste per camminare per gli avenue...
Ricordo di aver pensato che il nome del locale non era dovuto all'aredamento, ma al tiraggio della gente che c'era dentro... Cmq abbiamo bevuto tutto tranne il caffè. E poi mi ha riaccompagnato in albergo.
"Quando torni a Dallas?" ha chiesto, nel cab.
Domani. Oggi era l'ultimo giorno."
"Peccato". E mi ha lasciato il suo numero. Imbarazzato. Molto.
Ma non ha chiesto il mio. Galante.
Bhe, l'ho richiamato.

giovedì 21 ottobre 2010

Boudoire (si legge boduar!)

Quando un uomo al mattino, mentre seduta sul water ancora in piena fase rem, e pensi perchè mentre dormi la tua faccia si disfa, mentre con gli occhi ancora incollati stile gatti appena nati e i capelli in testa sembrano un turbante di rovi, ecco in quel momento, quando un uomo ti chiede "Hai visto la mia crema idratante? E il siero detossinante?" Non sarebbe il caso di dargli una martellata sul cranio?!?

mercoledì 20 ottobre 2010

Il mio amore è un osso

dlin dlon! Comunicazione di servizio...
ho rimosso la foto che c'era qui perchè ho riflettuto, e come mi ha fatto notare Ash, non è bello nè etico "pubblicare" la faccia di un terzo, una persona che non codivide questo spazio e di cui non sa nulla. Per cui preferisco così. Sorry!

martedì 19 ottobre 2010

Sono fottuta

Essere troppo orgogliosi comporta sempre dei rischi e delle conseguenza, come perdere le mani, le dita dei piedi, le orecchie e altre importanti parti del corpo...

lunedì 18 ottobre 2010

The Boss

"Born in the USA"
(magari aggiungo io...)

Ho avuto una sorta di litigata con il mio capo. Non è stata prorpio una litigata, nessun urlo o simile, ma credo sia stato peggio.
Mi ha chimato nel suo ufficio e già lì avevo capito che tirava una brutta aria.
Insomma è ancora arrabbiato, molto arrabbiato perchè ho marinato il lavoro per una bella settimana completa, avvisando giusto il lunedì mattina con un sms sul suo telefono. Mi dice siediti e io sto meglio in piedi. Non avevo dubbi replica.
Eileen. Eileen. COsa ti succede Eileen?
Non lo so, cerco di tirare avanti come posso.
Eri una delle mie migliori contabili ora sei un casino.
Un casino. Fantastico. In effetti calza come definizione.
Fai sesso con sconosciuti e arrivi tardi in ufficio senza avvisare, stai seduta per ora a fissare il monitor senza far nulla e ora sparisci per una settimana e mi avvisi con un sms lasciandomi nella merda. Quando ti ho assunta mi sono accollato il rischio, visto che non parlavi americano, visto che non avevi la carta verde, visto che non capivi un acca di contabilità e tasse. Eileen?
Si.
Se avessi saputo che andava così non so se ti avrei assunto.
Ecco, mi sono sentita schiaffeggiata. Bruciavo di rabbia.
E lui continua Eileen, una volta a Houston non so se ci sarò io a coprirti, per cui credo sia ora di darsi una bella regolata.
Non ci sarò a Houston, Jeff.
Non ci sarai a HOuston?
No.
E cosa farai? Il tuo visto è legato a questo lavoro, cosa pensi di fare?
....
Andrò a NY. COn Spencer. Me lo sposo Jeff, e così avrò anche la carta verde.
SPencer. SPencer, Eileen?
Gesù dammi la forza.
SI.
E lui lo sa?
CErto! (come no.)
(PAUSA)
Benissimo allora. Spero davvero che tu sappia quello che stai facendo. Ti faccio già ora i miei migliori auguri. Metti per iscritto le dimissioni e fammi sapere se verrai fino a Natale o andrai via prima.
..........
............
...............
Giro.
Esco.
Eileen?
Si.
Per quel che vale, mi dispiace.
Anche a me Jeff. Ma non te lo dirò mai.

domenica 17 ottobre 2010

Meringhe e cioccolato

bisogna esser seri. non si scappa, non c'e' un rotto della cuffia. seri. perche' venerdì lui alla fine è arrivato e si è guardato intorno, cercava di riconoscermi tra le mie cose, frugava con gli occhi nei miei libri e fra la mia biancheria, nella mia musica, nel mio trucco, nelle calze lasciate un po' in giro, negli appunti disordinati, fra le cicche delle sigarette, nelle lenzuola distese, fra gli orologi e gli anelli sul como', fra le mie candele e profumi e scarpe.. e io lo so, sono sicura che lui si è accorto che non c'ero da nessuna parte. nessun segnale… eppure il mio demone si agitava dentro e lui che non e' stupido mi affondava punti interrogativi negli occhi. io ho detto che ero stanca, col tono di chi e' stanco, perche' ero stanca davvero. e credo d'averlo spaventato perche' e' corso a baciarmi. non e' stato piacevole andar via quando avrei voluto stare ancora lì con te. stasera meno di sempre. non il bacio, ma quel bacio, di labbra innocenti, dal profumo infantile e dolce, come di chi si abbandona al respiro, agli odori, ai luoghi che conosce.. un bacio che si scopre, che conferma le parole che non mi dice piu', anche quelle che non ci diciamo. solo che in questo silenzio lui rimane immutato, riconosce i miei nei sulla schiena e li chiama con i soliti nomi. io nel silenzio sono stata e sono di un'altra razza, con la pelle viola e senza nei. non e' stato piacevole, perdere il mio specchio e perdermi..cosi', con un bacio. bisogna esser seri e riunirsi in un unico io, chiamarsi in fretta e raccogliersi da tutti i paesi in cui sono dispersa. sono sicura. Da qualche parte mi batte un cuore regolare che non spreca carburante e non fa fumo, o fumetti.

venerdì 15 ottobre 2010

Remeber

"E se mai la nostra storiella finisse accantonata in una stanza che viene ricordata solo qualche volta, resterebbe lo stesso una stanza che vorrei, e dove ogni tanto andrei dentro, come una camera in un vecchio albergo sul lungomare dove due peccatori hanno fatto qualcosa che non dovevano. Ti dispiace se te lo dico?"
(Joseph O’ Connor)
Quella stanza che non esiste ma esiste davvero; quella stanza dove mi nascondo, quando penso a te.

giovedì 14 ottobre 2010

W la mamma

E' arrivato il mio pacco mensile. Mi sento come una calabrese emigrata a Milano che riceve la soppressata e il peperoncino piccante.
COntenuto:
2 kg spaghettini n°3 Antonio Amato
500 g farfalle barilla
1 kg di mini farfalle I piccolini Barilla
1 kg di mini pipe rigate i piccolini Barilla
2 kg di riso
10 bottiglie di sugo di pomodorini pachino
2 bottiglie di succo di frutta alla pesca bio esselunga
1 pacco cioccolatini venchi
1 pacco di Lindor
3 barattoli crema di nocciole baratti e milano
2 pacchi da 300 g l'uno krumiri
5 barattoli da 400 g di miele thun di acacia
3 pacchi biscotti mulino bianco (galletti, pan di stelle e
1 barattolo olive snocciolate saclà
1 confezione di farina di mais per polenta (ci voleva pure il gorgonzola!!)
2 pacchi di nastrine mulino bianco
2 pacchi di fiesta ferrero
1 barattolo di caffè Illy (grazie! grazie!)
1 pacchetto di the verde speciale (la mia miescela)
1 pacchetto di tisana per la sera
1 confezione di funghi secchi
1 confezione di zafferano in bustina
2 confezioni di preparato per budino Elah
libri
alcuni giornali locali
e dulcis in fundo...
i ceci secchi!!!
Perchè sa che fra poco sono i morti (qui Halloween) e nella mia famiglia è tradizione mangiare i ceci!! Mamma sei unica.

Sono viziata lo so.

martedì 12 ottobre 2010

Midnight

"Parlami, cuore in pena: perché stai piangendo al buio, nel garage col tuo sacco della spazzatura? Non tocca a te farlo a te spetta svuotare la lavastoviglie… E’ questo il modo di comportarsi con tuo marito, non rispondere quando ti chiama?E’ questo il modo in cui il cuore si comporta quando è scheggiato:vuole stare da solo con la spazzatura?"
(Louise Glück)

Vuole stare, semplicemente, al buio.

La traduzione è mia. In lingua era meglio però "Speak to me, aching heart"
Rientro oggi in ufficio. Ieri era il Columbus Day, festa nazionale in usa. Il mio capo è via tutta la settimana, e ne sono felice, visto che io sono stanchissima e senza voglia di lavorare, e in più mi hanno detto che è furibondo con me per essermi presa una settimana di libertà senza chiedergliela. Se passa a me passerà anche a lui.

sabato 9 ottobre 2010

Ho trovato solo ora

Insomma ci voleva il Bellagio. Però piangere al Bellagio nella suite numero cinque è meglio che piangere sul divano di casa mia. SArà la mia nuova massima.

Ho fatto questo viaggio -stupendo- perchè sentivo l'esigenza, il bisogno quasi fisico di cambiare aria. E per un pò lo è stato. Il Gran Canyon mi aveva dato una sferzata enorme di vita, una sorta di possibilità di ogni possibilità. Ma dopo poco mi aveva anche creato una enorme malinconia, una sorta di qualcosa che mi è scivolato fra le dita e irremediabilmente perso (complice credo anche lo stupendo motel che avete visto). Las Vegas, I prati, ecco, mi hanno caricata di una eforia enorme, quasi drammatica, insopportabile persino. Appunto. SOno crollata al Bellagio, (almeno in camera e non davanti a millemila turisti del cazzo come me con la bocca spalancata e la testa che si muove al ritmo della musica delle fontane), e sono stata anche incapace di tirare le tende. La luce artificiale entrava e la trovavo insopportabile, ma non riusciva ad alzarmi dal letto, mi sentivo incollata. Tutto era troppo.
Ho ripnesato mille volte alla scena in cui L'uomo dei silenzi mi aveva mollato. E mi sono venuti in mente mille particolari, mille angolazioni del suo volto, l'odore della sua pelle, le pieghe della sua camicia, i segni sulle sue mani, tutto con una perfezione priva di ogni compassione.

Avevo capito che era finita ancora prima che parlasse, solo dallo sguardo, dalla luce scura che aveva negli occhi.
In auto, non sono riuscita nemmeno a scendere perchè le gambe mi tramavano senza tregua, e stavo riprendendo a torturarmi le mani come facevo anni fa.
"Mi lasci vero?" gli ho detto. Non lo so dove ho trovato la forze di pronunciare quelle parole. Mi sembravano uscite dalla voce cavernosa di qualcun altro.
Lui non ha nemmeno risposto.
Ha guardato dall'altra parte, fuori dal finestrino.
Non ha avuto nemmeno la decenza di sopportare il mio sguardo.
Perdevo il mio tempo lì dentro.
Poi dopo tanto tanto tempo, si è voltato e mi ha detto "Torno da mia moglie."
E mi si è spezzato il cuore. In milioni di piccoli infenitesimali pezzetti.
Si sarebbero rimessi insieme. DI più. Mi ha detto che avevano deciso di riposarsi.
DA quanto tempo? Non gli e l'ho chiesto.
Però uno non decide dalla sera al mattino di risposarsi. CApite quelloc he intendo?
E io mi sentivo in colpa per Miami.
"lo faccio per mio figlio."
dio che freddo in quell'auto.
Sono rimasta zitta, muta, senza più il dono di articolare parole si senso compiuto. Fredda. Algida. Gli uomini vengono da marte le donne da venere.
Non ho pianto. Non ci sono riuscita.
Se avesse cercato di abbracciarmi, se mi avesse sfiorato, credo sarei andata in frantumi come il mio cuore. Respiro invece. Piano.
Ma la cosa che mi ha spezzato è stato
"mi dispiace solo di avere fatto sesso con te."
Sesso.
Sesso.
Il sesso lo fanno le puttane.
Io con te ho fatto l'amore grandissimo bastardo traditore di mogli e amanti.
Io ho l'amore per la prima volta nella mia vita e l'ho fatto con te, prima di te ho fatto solo del semplicissimo sesso in cui per lo più pensavo ad altro.
Io ho amato te come primo uomo. Prima di te ho solo provato affetto per individui di sesso maschile. Mi sono posta unita e intera di fronte a te e torno a casa in pezzi.
E mi devo ricostruire da sola.
Ti ho parlato di tutto, della mia malattia e della mia vita mentre a New York non ne sono stata capace, mentre lui ha dovuto estrarmi da dentro con le tenaglie il blocco del mio dolore e la ferita intanto suppurava veleno schiumoso.
A te invece ho dato. E tu non hai voluto.
Tu torni con tua moglie.
Avrei voluto baciarlo con le labbra gelate nel silenzio dell'abitacolo, ma non volevo che mi vedesse piangere.
Avrei potuto supplicarlo, pregarlo, gettarmi ai suoi piedi.
Eppure, in quel momento, mi sono tornate in mente la parole di madre, la sua voce nella mia testa. "Eleonora non si supllica per un pezzo di pane. Anche se stai morendo di fame". DAvvero ironico mamma.
E sia.
"Good luck. Bye."
E sono rientrata in casa mia. Era buio.
Ho ricominciato a fumare, seduta nel mio patio, sul retro.

lunedì 4 ottobre 2010

Voglia di.




Mi ero ripromessa di non portare il notebook in questo viaggio, in questa concessione che mi sono fatta, autoregalata se vogliamo. Fuga, ecco forse sì, anche se mi sono rifiutata di usare questa parola. ma credo che sia poi giusta.
Mi ero anche ripromessa di non mettere foto di me stessa in questo spazio virtuale, per tanti motivi: il primo è che per me le parole creano immagini, non devono essere schiave o a seguito di immagini reali che distrurbino una narrazione; il secondo è che tutto quello che dico deve essere scindibile da me come persona fisica; terzo, ho un pessimo rapporto con il mio fisico, con me stessa in generale. Non vado fiera del mio corpo o delle mie foto. Ma queste fatte sabato sono carine, lo ammetto, e vi danno anche un'idea di dove sono stata.

Insomma, spero si capisca il senso.