giovedì 30 settembre 2010

Ho prenotato un volo

di cosa ho bisogno io? di cosa? addormentati serena.. domani dovro' abbinare un rossetto alla mia t-shirt glicine e un sorriso al questo vento caldo e leggero.. non ho bisogno di nulla.. che ti ho detto 'attenzioni'? dimenticalo.. dimentica quest'agitazione, questa rabbia indicibile.. dimentica che ho 31 anni e le lacrime facili.. e anche tutte le storie sulla fuga in un paese freddo.. che io non scappo.. sto qui in silenzio e mi prendo cura di me. hanno chiuso quel locale dove venivi a farti rassicurare dalle paure che non avevi ancora nemmeno pensato.. ti ho scavato un cerchio perfetto fra i pensieri del giorno e mi ci sono sepolta dentro. ora, pensa, guardo un dvd, leggo un libro, fumo, canto, mi sorrido nello specchio per piacermi, parlo da sola e mi faccio ridere.. sono un fenomeno.. se solo potessi vedermi e prendermi fra le mani come si fa con gli insetti luminosi o le coccinelle.. come si fa con i miracoli e la fortuna.. e se mi dici ancora dell'amore io mi faccio una risata.. sei senza gioia..

mercoledì 29 settembre 2010

La serpe non cambia pelle.... Non è rimasta un'ombra da inseguire....

Je suis l'empire à la fin de la dècadence
oiui regarde passer les grandes barbares blanc
en camposant des acrostiches indolents
d'un stile d'our òu la laggner du soleil dans


È triste il silenzio, lo è ancor di più quando sei costretta ad accettarlo, quando non hai alternative, quando pensi che sia l’unico modo di dire qualcosa. Nel silenzio sono i ricordi a parlare, le uniche voci che senti sono quelle del passato, un passato fatto di piccoli momenti che ora ti sembrano l’unica cosa per cui valeva la pena vivere tutto questo.

Quando qualcosa improvvisamente finisce, di solito senza una ragione precisa, il mondo che dominavi, di cui eri protagonista ti abbandona, si allontana velocemente. Diventi spettatore della tua stessa vita: riesci a vederti mentre camminavi insieme a lui in quella che era la vostra piazza, ti sembra di risentire la sua voce mentre parla con qualcuno che una volta eri tu, e che adesso è così lontano. Una strana sequenza di foto in bianco e nero che raccontano la vostra storia, piccoli dettagli di cui non riesci a liberarti e che rivivi con doloroso piacere. Il dolore ha un certo fascino, viviamo tutta un’intera vita alla ricerca della felicità, e quando finalmente ci troviamo di fronte a qualcosa di veramente bello lo affrontiamo con un tale timore che tutto si trasforma in ansia e paura. Abbiamo paura di essere felici, non lo crediamo possibile e scappiamo. Forse aveva ragione Wilde quando diceva che la sola cosa peggiore di non ottenere ciò che si desidera è ottenerlo; come se l’importante non fosse raggiungere l’obbiettivo ma vivere in funzione di questo senza mai toccarlo veramente, accontentandoci solo di sfiorarlo timidamente e poi lasciarlo andare, per cercarlo ancora e ancora. Anche se non so in che modo avrei potuto evitare tutto questo mi sento proprio una stupida; ti ho lasciato andare via così, senza appello, quando tutto sembrava perfetto…almeno credo. Se è vero che l’amore non è una condizione ma una scelta, un ‘arte; allora tu, mio piccolo dolcissimo stronzo, sei la mia opera più bella, la più tormentata, la più vera.

Volevi che ti regalassi un mio quadro, bèh…ti ho dato qualcosa di più di una tela , in silenzio ti dono i miei occhi, il mio modo di vedere il mondo con le sue forme e i suoi colori… è il coraggio che ti manca.

Bon Voyage...

martedì 28 settembre 2010

Io mi alimento

Per restare in tema con la vena simpatica e ilare (!!) che sta prendendo ultimamente questo blog, ho deciso di aderire a questa sorta di campagna interweb. Non potevo non farlo, non con la mia storia alle spalle. la mia storia.
Ho pensato tante volte se parlare della mia malattia qui. Mi ero ripromessa di non farlo per alcune ragioni, in primis fra tutte il fatto che è un dolore, vivo e reale, ma privato. Inoltre non sono sicura che sia tutto finito, spesso mi sento in bilico sulla lama di un coltello e ho paura. Non riesco nemmeno a dirlo il nome della mia malattia. Ma spesso girovagando per blog, la notte quando non riesco a dormire, leggo storie di ragazzine (e non solo), leggo ho mangiato, ho vomitato, peso … per uno che passa e va non significa niente. Ma per chi ha vissuto certe cose, sa quanto dolore ci sia. Io spesso cerco di non pensarci, perché se lo faccio piango ancora. Io a volte sono tentata di scrivere qualche commento, magari parole di conforto, ma so perfettamente che non ce ne sono quando si sta così, e inoltre di certo non voglio dare la patente a nessuno.
Io ora ho trentun anni, sono alta 1.78 e peso 55 kg. Ho un’alimentazione controllata ma rilassata. Non vomito più, non prendo più lassativi dopo ogni pasto, non mi abbuffo più, non peso nulla, non vivo nell’ossessione del peso e della taglia.
Mi sono ammalata quando non si parlava certo di disturbi alimentari come oggi. Allora nessuno sapeva bene di cosa si trattasse, certe parole non esistevano e comunque erano un tabù come parlare di sesso durante una prima comunione.
Ho iniziato a voler ripulire tutto. Per cui mi son messa di impegno e ho fatto le grandi pulizie di primavera in casa, con un impeto inaudito. Poi sono passata alla mia stanza. Ho buttato via tutto. Ovviamente poi è toccato a me stessa. Ho pensato di mangiare un po’ meno, per sentirmi libera. Poi ancora meno. Poi di non mangiare più del tutto. Dopo tre giorni di digiuno totale sono svenuta a scuola. Solo un po’ di debolezza, stamattina ho fatto tardi e ho saltato la colazione, non è nulla … Poi ho capito che c’era un metodo migliore, in cui non svenivo e non sentivo i crampi della fame: vomitare. Sono andata avanti parecchio, e ho imparato quali sono i cibi più facili da espellere. Ma mi sentivo sporca, e il dimagrimento non era quanto io avrei voluto. Ho provato con i lassativi, efficacissimi, ma con una vita sociale come la mia non era controllabile. E sono tornata al punto di partenza, il non mangiare. E ho scoperto che bastava così poco cibo per stare in piedi! Mi sentivo pulita e meravigliosamente vuota, e così stavo bene. Mi è venuta una forza spaventosa, che non ha mai più avuto in mia, mangiando nulla riuscivo a fare tutto della mia vita precedente, e anche di più; continuavo a danzare, a studiare, andavo a correre e a nuotare in estate, camminavo per chilometri imponendomi di non prendere i mezzi pubblici e andavo ovunque a piedi. Mi sentivo così fiera di me! Il dimagrimento è stato lento ma spaventoso. Dai 58 kg che pesavo sono arrivata a 40 circa. Ero mostruosa. Praticamente mi andavano bene i vestiti delle bambine, e tutto era enorme. E questo era la mia più grande felicità.
I miei familiari si sono accorti molto tardi della cosa. Potevo sempre dire che avevo già mangiato in giro, visto che spesso ero fuori casa, o dai genitori di Andrea dicevo che avevo mangiato a casa e viceversa. Era perfetto. Mia sorella ha capito tutto per prima. Ha provato a parlarmi prima di correre a dire tutto a nostra madre, ma come ogni malata, le ho detto che era pazza, che io stavo benissimo, anzi , non mi ero mai sentita meglio.
Mia madre non ci ha creduto subito, ma da lì ha iniziato a tenermi d’occhio. E quando la cosa era ormai lampante mi ha portato dal nostro medico di famiglia di allora, un medico vecchio stampo, che non ha mai capito che non soffrivo di inappetenza o non bruciavo di più per lo sport, ma ero io a rifiutare il cibo, e per un bel po’ non faceva altro che prescrivermi Supradyn che regolarmente finiva nel water.I capelli cadevano a ciocche, le unghie erano molli come cera, il ciclo mestruale completamente scomparso, i denti cariati e rovinati. Ma non era ancora abbastanza.
Poi la cosa divenne seria e non si poteva mascherare più, ero magra da far paura, e tutti, conoscenti, amici, parenti, insegnanti, tutti non facevano che dire “oddio come sei dimagrita! “ oppure “sei troppo magra, stavi così bene prima!” . Non potete immaginare quanto godevo dal sentirmi dire quel sei troppo magra. Un trionfo. Ma così, anche i miei genitori capirono che davvero c’era qualcosa che non andava. E mi inchiodarono. Le loro reazioni furono di ogni tipo. All’inizio mi proibirono di mangiar fuori, e mi tagliarono i fondi, e lì non potevo più scappare. Si resero subito conto che rifiutavo il cibo, in ogni forma. Stare con loro a tavola era impossibile, tutto mi disgustava, mi metteva ansia, disagio. L’odore della cucina mi faceva fuggire. Mia madre e mia nonna provarono con ogni forma di manicaretto e squisitezza, ma nulla. Anzi, più la cosa era buona più io riuscivo a dire no, più questo mi gratificava. Iniziarono con il chiudermi in casa se non mangiavo “almeno quello..” Non funzionò un granchè. Ero stoica. Mi chiudevo in camera o mi sedevo sul divano e fissavo il vuoto, in assoluto silenzio, per giornate intere. Oppure mi scarnificavo le mani, partivo dalle pellicine delle unghie e mi strappavo via interi pezzi di pelle, e sanguinavo, sanguinavo… credo di aver macchiato con il mio sangue qualsiasi brandello di stoffa ci fosse in casa. Il dolore fisico era una benedizione. Mi portarono da altri dottori e psichiatri e questi ogni santa volta ripetevano “perché non vuoi mangiare?”. Il silenzio continuava e loro proponevano le cure più disparate. Poi degenerò la loro pazienza, mi bendarono strette le mani e tentarono di imboccarmi a forza. Vomitavo sempre tutto, e ormai anche sangue. E degenerò anche la mia malattia. Iniziai a fumare come una turca, io che ho sempre odiato il fumo! E lo facevo sfacciatamente, di fronte a loro, e passavo nottate gelide sul balcone a fumare da sola.
Poi ci fu la fase più tremenda, quella dell’angoscia, quella in cui coprii tutti gli specchi di casa con la plastica nera dei sacchi dell’immondizia, quella in cui mi facevo la doccia bendata per non guardarmi e mia sorella e mia madre, come due donne che puliscono un morto, mi aiutavano e mi asciugavano. Fu uno strazio.
E poi ci fu la fine. Ci fu il momento in cui la mia enorme forza era svanita e alzarmi dal letto era uno sforzo troppo grande, in cui bere un bicchier d’acqua mi colmava e mi nauseava. Quella in cui venne il medico in casa e mi visitò nel mio continuo silenzio e disse a tutti di comprarsi un vestito scuro e di scegliere per me una bara perché non c’era altro da dire o da fare. Ci furono giorni di pianti continui, di via vai di gente in casa, ma nessuno osava entrare nella mia stanza. E io lì, sul mio lettino, che pensavo a dove sarei finita quando fossi finalmente crepata.
Poi un pomeriggio entrò il Notaio. Mi salutò raggiante e si sedette sul bordo del mio letto conversando come nulla fosse. Mi trattava con naturalezza, come se tutto fosse normale. Io restavo zitta. Poi mi prese per mano guardandomi dritto negli occhi, con i suoi occhi color del ghiaccio e mi disse solo “Io ti capisco.” E da lì a cinque minuti piansi. Ero stremata da quel pianto, usciva tutto come se dentro avessi un veleno da spurgare. Poi aggiunse “Se ti va di parlare ci sono. Possiamo parlare insieme, puoi parlare tu o puoi ascoltare me.” E mentre faceva per alzarsi iniziai a parlare. Gli dissi che avevo un dolore enorme dentro, che ero terrorizzata, che non volevo morire. E continuai per ore. Poi alla fine, mentre ero fradicia di lacrime, mi disse che conosceva un bravo terapeuta a Milano, che mi ci avrebbe portato lui, che mi avrebbe aspettato fuori e mi avrebbe riportato a casa se volevo o in qualsiasi altro posto avessi deciso. Io gli annui con la testa. E come mi piace pensare, quel pomeriggio sono morta, su quel lettino, e lì sono rinata.
Il terapista era davvero bravo, era una donna innanzitutto, e con il tempo, tanto tempo, la mia anima straziata si riprese, capii che era davvero una rinascita, perché dovetti imparare tutto da capo. Capii che il mio male iniziava in famiglia, una famiglia stupenda e amorevole, dove eppure mi sentivo schiacciata dal ruolo di una madre forte e predominante, da un paragone continuo con una sorella “perfetta”, e da una relazione che sentivo addosso come una camicia di forza, una cosa decisa da altri e non davvero mia, da cui non avevo la forza di uscire. Alla fine quella forza l’ho trovata, sebbene a malincuore perché io ad Andrea volevo e voglio bene davvero, ma come ne voglio a mio fratello, e anche se sapevo di causargli un dolore, ho scelto la mia vita. Il Notaio mi ha procurato il lavoro da impiegata a Venezia da un notaio suo amico, mi ha aiutato a cercare un appartamento con un affitto gestibile, e tante piccole stupende attenzioni che davvero, erano degne di un padre ad una figlia, nonostante la fine del mio rapporto con suo figlio. La lontananza ha curato anche i rapporti malandati con mia madre e tutti gli altri, che adoro, ma il loro affetto mi soffocava.

E alla fine, ora, sono qui.

lunedì 27 settembre 2010

Progetti

"C’è poco da stupirsi che ci siano tristezze e pensieri notturni e rimpianti e farfalle di ricordi che le frullano attorno per mezza giornata, e lo sgaiattolare del passato fuori dalle credenze".
(Joseph O’ Connor)
Di notte, quando non riesci a dormire, dalle credenze, tra i piatti e i bicchieri scompagnati, escono - senti come sussurrano? - anche i ricordi.

(La frase è tratta da "Una canzone che ti strappa il cuore", di Joseph O’ Connor, edito da Guanda. La storia, vera e romanzata insieme, di un amore: quello tra Synge, drammaturgo irlandese di inizio Novecento, e la giovanissima attrice Molly Allgood. Raccontato da lei, sola, vecchia e alcolizzata, a Londra. Un amore osteggiato, brevissimo, indimenticabile. Uno di quegli amori che non ci lasciano mai: che rimangono con noi per tutta la vita)

domenica 26 settembre 2010

In ordine sparso


Le lacrime scendono, e sono parole. Le lacrime sono sempre parole, e chi ti ama sa tradurle, e indovinare quando piangi per venire a dirti di farlo finché ne hai bisogno.
Scendono con naturalezza, come se piangere fosse la cosa più inevitabile del mondo.
Una sorta di parto necessario.
Dicono che il dolore sul lungo periodo serva a qualcosa.
Io faccio parte di quella categoria di persone che se potesse lo cancellerebbe. Cancellerei i ricordi, anche quelli meravigliosi, pur di avere un pò di spazio nella mia vita, ché adesso tutto è occupato dalle lacrime, e io non ho spazio per muovermi, né per respirare.
Le membra pesanti, lo stomaco in fiamme, la testa che scoppia, ogni gesto risulta faticoso come una scalata, e me ne rendo conto all'ora di pranzo, e di cena, e di pranzo, e di cena, che alcuni gesti considerati normalmente necessari diventano superflui, eliminabili, addirittura fastidiosi. E allora si saltano, perché la conservazione del tempo diventa vitale, perché quando si piange si cerca di farlo il più possibile in modo da consumarsi completamente, noi e le lacrime, e in fretta, fino a scomparire.
Ma le mie lacrime sono inesauribili.
Ho conosciuto una persona, una volta, che piangeva senza lacrime.
Sono stata anni col dubbio che quelli non fossero veri pianti.
Solo adesso capisco che forse avevo ragione.

Soffrire mi porta a diventare più presuntuosa di quanto non sia già.
Soffrire così mi dà l'automatica certezza che il mio dolore sia il più forte che esista.
In questo momento io sento di soffrire come nessuno sulla Terra, e mi faccio forte di questo primato, ché almeno sono prima in classifica da qualche parte.
Nessuno soffre tanto e bene come me, nessuno riesce a farsi annientare come ci riesco io.
La purezza del mio dolore mi permette di guardarci attraverso e di lasciar cadere tutto ciò che ho intorno in modo da sfracellarlo.
Il dolore senza autodistruzione non è niente.
E io sono la prima.
La prima della classe

venerdì 24 settembre 2010

Non è possibile fare a brandelli una magia e poi aggiustarla come si fa con un cappotto. (Emily Dickinson)

tanto non ho paura.. in serate come questa c'e' la cartella dei file musicali.. e ad ogni click si apre un mondo.. tanto che me ne frega.. c'ho un pacchetto di sigarette pieno.. c'ho una candela all'incenso indiano (se m'avessero detto africano gliel'avrei comprato lo stesso).. ho Baricco che scrive leggero.. ho un letto di quelli che ti raddrizzano la schiena che mentre dormi non sai nemmeno di fare ginnastica..ho una camicia da notte un po' bruco un po' farfalla che solo se la guardo potrei ridere.. tanto davvero non me ne frega.. ho il frigo pieno di hagen daz... ho un sacco di ricordi buffi.. come quella volta che sono uscita dal bagno di mia zia che avevo 12 anni e non mi ero accorta che si era impigliata la gonna nelle calze e ho camminato e salutato tutti col culo da fuori.. o quell'altra volta a 18 anni che parlavo con quel tipo affascinante e mentre bevo il vino per darmi un tono mi sbrodolo tutto sul mento e sul pantalone bianco.. o a 21 che in vacanza con improbabili 10 cm di tacco entro trionfante nell'hotel scivolando per 10 metri in caduta libera.. ho tutto quello che mi serve.. e che me ne frega.. non me ne frega, se non si fosse capito, non me ne frega.. anzi sai che dico? che ho anche il divvuddi'.. e il concerto di Suxie e David Bowie ancora incartati.. poi pero' c'e' questa idea di uccidere l'amore che salva.. senza pieta'.. mi leggo un libro di Zio Sigmund... mi metto a correre anche io coi lupi e m'intestardisco femminista e se sono fortunata divento anche lesbica.. ma lesbica convinta.. che di questo vuoto intorno al mio corpo che nessuno riesce a racchiudere.. come se fossi troppo bollente o troppo ghiacciata.. come se avessi le spine o le piaghe.. di questa barzelletta a lume di candela.. di quest'idea che si possa trovare un posto.. uno qualsiasi ma precisamente quello… io non so più cosa farne.. o forse immaginette per il decupage...

e' che io voglio stare da sola.. da sola con la mia serata Grissom... con take me home tonight.. anywhere.. i don't care .. ask me ask me ask me.. e some girls are biggers than other.. big mouth strikes again.. if a double daker bus crashes into us.. oh mother i can feel the soil falling over my head.. over over over ooover.. it's so easy to laugh it's so easy to hate.. how can they look into my eyes and still they don't believe me.. loro sono il tetto della musica e io sono il tetto della compagnia.. da sola.. sola sola sola.. non mi serve niente.. non ho bisogno di niente.. non sento niente…

giovedì 23 settembre 2010

Rodimenti

Stamane sul presto, come quasi tutti i giorni prima di andare al lavoro, ho sentito Spencer. Mi sono distratta a parlare con lui e sono pure uscita di casa con un occhio truccato e uno no, stile Arancia Meccanica. Vabbè.
E' proprio vero, sono trasparente come un vetro. Non gli ho detto nulla della storia che stavo vivendo in generale, e ben che meno volevo dirgli di quel che mi è successo venerdì sera. Ma lui ci è arrivato lo stesso.
Ha cominciato con uno ma stai bene? CEeeeerto. Una favola. Mai stata meglio. Tutto perfetto! Mentre mandavo giù le lacrime (e mi si struccava l'unico occhio con la matita probabilemnte). Alla fine mi dice Senti, non c'è bisogno chem i spieghi per telefono, vuoi che sabato venga lì? O domani sera magari così passo qualche giorno e parliamo con calma. Dio no. No no no no e poi no.
No. Gli e l'ho detto. Silenzio. Se chiudevo gli occhi vedevo la sue espressione, tipo uno che all'esame di maturità sta svolgendo la prova di matematica. Aiuto.
Vabbè. Poi ho glissato, parlato del tempo mentre lui ormai rispondeva a monosillabi e sono salita in auto salutando. Respiro. Scampata.
Tempo dieci minuti mi arriva un sms. Se cambi idea non hai da che dirlo, lo sai.
AHHHHHHHHHHHH! Che ansia gesù!!

Poi racconto la cosa a Ash e lei mi dice: "secondo me te lo trovi lo stesso domani sera davanti alla porta di casa che aspetta che tu rientri." CAzzo! Non ci avevo pensato. E conoscendolo può essere.

Rifletto.

Non voglio stare da sola due giorni.
Immagino il silenzio della casa in confronto al caos rumoroso dell'ufficio.
Non voglio. Ma Spencer non è la prima compagnia che cercherei.
Ash, andiamo via due giorni??
Questo week end non posso, viene mia sorella da Houston. Cazzo, quanto odio Houston!

Richiamo SPencer?
Sono qui che mi rodo nel dubbio.
Per ora ho resistito.

mercoledì 22 settembre 2010

Ringrazio tutti per avermi citato fra i vostri blog preferiti, e per tirarmi su scrivo qualcosa del genere anche io. Allora, credo di dover mettere dieci cose belle. Siccome io ovviamente sono diversa dagli altri, nè metterò molte di più, ma ho scritto questo post tempo fa, e lo trovo adatto alla situazione attuale.

questa sigaretta mentre leggo i blog
ritrovare 20 dollari nel cappotto dello scorso inverno
scrivere con una penna dalla punta rotonda
la sensazione di vivere una nuova sensazione
l'illusione di onnipotenza che ti da un panorama notturno
la scoperta di essere soli
i vecchi jeans che ti entrano perche' stai dimagrendo
le scarpe comode
montare la panna col frullino
abbinare i colori
addormentarsi con la musica di sottofondo alle 3 del pomeriggio
gli occhi di un uomo che si allargano quando sotto la gonna scoprono le autoreggenti
un sorriso bianchissimo
un cucciolo di cane con le zampe piu' grosse del corpo
il culo ghiacciato sul termosifone bollente
il dito sulla condensa del vetro 'piove' o 'mio fratello e' scemo'
il solletico
l'istante successivo a quello disperato
la doccia calda
proggettare
un deja vous
fare l'amore mentre fuori piove
fare l'amore mentre fuori c'e' il sole
fare l'amore dopo una canna d'erba e un paio di rum e pera
fare l'amore quando fa talmente freddo che non ci si scopre dal piumone
fare l'amore proprio quando hai una voglia matta di fare l'amore
fare l'amore
le coincidenze
un maglione di lana morbida
entrare d'inverno in una casa riscaldata
schiacciare un punto nero sul mento
innamorarsi
scoprire di sapere come si dice 'corda' o 'termosifone' o 'trave' in un'altra lingua e stupirsi
un tramonto di 5 colori
il cassiere che sbaglia a darti il resto e ti ritrovi col doppio dei soldi in tasca
le lacrime di compassione
abbracciarsi
accarezzare un cucciolo
girare con la macchina per la citta' con addosso la sensazione del 'tutto e' ancora possibile'
la canzone che volevi ascoltare proprio quando accendi la radio per cercarla
mettersi le dita nel naso
i baci sul collo
fare un regalo
ricevere un regalo
una poesia che non dice niente e dice tutto
capire e farsi capire per un giorno intero
scoprire che anche la tua istruttrice figa di fit box ha la cellulite
addormentarsi serenamente
l'estate e il tempo delle possibilita'
l'inverno e il tempo dell'introspezione
piacere
la sensazione di essere un'altra persona che si ha quando si viaggia
i viaggi in macchina in compagnia
sentire di essere indispensabile
fare ipotesi sulle persone che sono con te nel vagone del treno
la cioccolata
svegliarsi da un brutto sogno e scoprire che era solo un brutto sogno
scoprire che non era un brutto sogno e nonostante tutto essere ancora vivi
scrivere
farsi sorprendere dalla musica in riproduzione casuale
le telefonate della Anna
resistere ad una tentazione
cedere ad una tentazione
quel nonsoche' senza nome che ti fa sentire come se avessi risolto un enigma egiziano o di aver descritto i movimenti perfetti dei cerchi nell'aria della domenica mattina... quel qualcosa come la felicita', per nulla...
l'incredulita' davanti ad un desiderio che si avvera
fare la spesa al supermercato
appartenere
accarezzare
ridere a crepapelle
quel profumo che ti ricorda qualcosa che non sai cosa e tutto diventa magico
la malinconia imprescrutabile
annusare i vestiti appena lavati e stirati
appallottolare la carta
avere ragione
i giorni che hanno un senso talmente compiuto che torni a credere all'esistenza di un senso
il sorriso sovrapensiero
farsi riscaldare le mani
fare i fumetti col fiato quando fa freddo
guardarsi negl'occhi
ricordarsi quella cosa che stava 'sulla punta della lingua'
guardare una persona bella
guardare qualsiasi cosa bella


Poi vorrei anche io indicare i migliori blog, secondo la mia modesta opinione ovviamente. SOno in ordine sparso.
1Queen B.
2D'aria
3Calzino
4Heidi
5Ellys o meglio Martina
6Il Guardiano del FAro
7Ruz
8Lolita fa gli gnocchi
9Siberja
10Angeli Sonnambuli

Dieci comunque sono un pò pochini...
Prima o poi parteciperò anche a "Io mi alimento", ma lì per me è dura, perchè se dico tutto vi sciocco...

martedì 21 settembre 2010

Minestrone caldo. Brodo per l'anima.

"Eravamo due persone in macchina che non parlavano. Penso che sia stato uno scrittore francese a dire che percepiamo quando l’amore nasce e quando tramonta dall’imbarazzo che proviamo stando soli insieme".
(Simon Van Booy)

Perché quel silenzio allora è rumoroso, sussurrante, quasi assordante: dentro, c’è tutto quello che non ci siamo ancora detti. E quello che adesso non ci diremo mai.


Post Scriptum:grazie a tutti per i commenti carini. Ricambio il vostro abbraccio.

lunedì 20 settembre 2010

Lunedì a Dallas

Vorrei parlare ma tutto mi si incastra in gola, e ha un sapore metallico.
Sono in ufficio ma è come se fossi appesa a testa in giù in una cantina buia. Non ci sono. Sono persa in un dolore liquido, in un qualcosa che mi taglia e mi soffoca. Lo so che è irrazionale a trentanni passati sentirsi così. Lo so che ho messo troppo di me. Lo so. Ma. Ci sono dei ma, solo adesso fa troppo male tirarli fuori. Non riesco a smettere di piangere. Di sentire freddo. Di vomitare schiuma. Di non mangiare.
So anche che passerà, che questo dolore un giorno lo ricorderò come una nave in lontananza dalla banchina del porto, che mi farà crescere, che qualche cazzo di qualcosa farà. Ma adesso è troppo grande e troppo vicino, vivo.
Non dormo da venerdì notte, per cui sono un pò sconnessa.
Parlerò come potrò e quando potrò. Almeno ci proverò.
Grazie e tutti per l'affetto dimostratomi nei commenti e per la pazienza che avete a scodellarvi tutti i miei post repressi.
Vi chiedo solo una cosa: se continuerò a scrivere sarò di umore pessimo, sappiatelo. Vi prego, vi scongiuro, prendetela come viene.
Ho dentro un blocco di cemento che non passerà tanto presto, mi conosco.
Passerà.

sabato 18 settembre 2010

venerdì 17 settembre 2010

Somewhere over the rainbow...

Stanotte ho fatto un sogno. E fin qui.. in pratica ho sognato che veniva un tornado e spazzava via la mia casa (toccata scaramantica d'obbligo!) e io c'ero dentro, vestita e pronta x andare in ufficio e mentre la casa ballava per aria pensavo "Cazzo, Jeff mi mangerà viva visto che arriverò di nuovo tardi!" insomma, la cosa esatta che pensa uno mentre un tornado se lo porta via... Poi la casa cadeva e io uscivo e pensavo di essere a Oz, ma mi sforzavo e non riuscivo a pensare a come cazzo si chiamasse Dorothy di cognome. E uscivo quindi cercando la strada di mattoni gialli ma non la trovavo, trovavo Ash su una specie di albero che mi diceva che lei ora viveva lì ma non trovava più le calze (!!!). Lei mi scacciava, e vagavo in una specie di foresta scura e avevo paura, finche non ho incontrato Orlando Bloom. E qui ho pensato che ero troppo fortunata! Lui mi diceva che dovevamo prendere subito l'aereo insieme e andare a Miami dalla Vale che lei ci avrebbe sposato. Di corsa! gli ho detto, e come l'ho pensato eravamo seduti su un aereo stra pieno di gente. Guardavo dal finestrino e vedevo New York, e mi prendevo male perchè pensavo che se avessi incontrato SPencer si sarebbe arrabbiato che sposavo Orlando Bloom (ma chissene...vabbè è un sogno.) Passavo il controllore come sul treno e io gli dicevo no guardi, io non pago perchè mio padre faceva il macchinista io ho i treni gratis finchè non mi sposo. Ma lui mi dice che non dovevo pagare perchè tanto era l'undici settembre e ci saremmo schiantati. E orlando Bloom si alza urlando dicendo che era colpa mia, perchè bisognava saperlo che l'undici settembre non si vola. E mi è presa un'ansia pazzesca! Mi sono svegliata di soprassalto e la sensazione di buio mi ha agitato ancora di più! E con quella sensazione, quell'agitazione nonso no più riuscita a dormire, nemmeno a sdraiarmi, e quindi via, un altra infornata notturna di biscotti. Le mie colleghe ringraziano.
Grazie a dio stasera vedo l'uomo dei silenzi. Questo pensiero mi conforta. He detto che ha bisogno di parlarmi, e io spero vivamente siano buone nuove, spero si sia deciso a fare qualcosa di serio, qualcosa che magari mi tengo negli usa ancora un pò... è strano per me dire o pensare queste cose. non sono mai stata pro matrimonio, anzi. Eppure con lui lo farei. Si, con lui vivrei davvero, insieme per tutta la vita.

mercoledì 15 settembre 2010

Post complesso

E' un periodo strano, assurdo per molti versi. E io non vedo l'ora che finisca, che settembre si porti via lo strascico di incertezze e di dolori che sta regalando.
Dunque, se escludiamo il tornado che giovedì ha colpito il centro di Dallas, una roba da paura, al mattino presto mentre ero in coda in auto, e c'era anche una marea di altre auto, e tutti parevano assenti, come se fosse normale, che un tornado spazzasse una zona popolossisima. Io poi ho una paura folle dei tornado, e vedere l'imbuto grigio nello specchietto retrovisore non è bello: ho chiamato l'Uomo dei silenzi al volo. Non raggiungibile. Grazie. Volevo lasciargli un messaggio, tipo scusa probabilmente fra poco morirò, addio, scusa se ti ho disturbato a San Antonio, nel bel Ranch della tua ex moglie, dove trascorri la settimana del labor day... allora ho chiamato Spencer. Piccolo dolce bastardo. Lui ovviamente melenso, tipo stai calma, pvado all'aereoporto, tu chiama il nineleven! Certo, io e altre millemila persone in coda sulla highway della morte... vabbè. alla fine è passato tutto. Che poi il 9-11 è un numero che fra polemiche e dolore è tornato proprio in questi giorni, e io non avevo voglia sentire nulla, di sentire cose idiote su libri da bruciare (vedi Piazza dell'Opera a Berlino nel 1939, dove certi imbecilli con il passo dell'oca bruciava libri che avrebbe fatto meglio a leggere...) Io personalmente credo che il dolore e il lutto portino con il se il rispetto che gli si deve, e il silenzio, su una tragedia che prima di tutto, prima di essere religiosa, nazionale, patriottica o altro, è e resta umana. E qui mi fermo.
E poi c'è un altro dolore, c'è la mia amica francese Julie, persa nel suo mondo come se fosse una novella Amelie.. Lei che si fidava del suo datore di lavoro, che le aveva stra promesso il rinnovo del contratto che l'avrebbe fatta restare un altro anno almeno negli USA, che le giurava anche che per lei avrebbe di sicuro lasciato la moglie ma non ora sai è così fragile! E che l'avrebbe sposata così alla fine avrebbe avuto anche la Green Card. Ma come ha saputo che lei è incinta, l'ha licenziata e le ha messo in mano un paio di migliaia di dollari e un addio. E lei ora non riesce a smettere di piangere e non sa più che fare.
Figuratevi io, che sono talmente terrorizzata di finire così che resto paralizzata davanti alla moltitudine delle sue lacrime e non riesco nemmeno a consolarla.
E poi cìè questa nausea perenne che mi accompagna, e una sensazione di dolore agli occhi, di ossa rotte come quando aspetti l'influenza, e il caldo non passa nonostante la pioggia, e tutto mi fa schifo e non riesco a mandar giù nulla se non cioccolata o il sugo di pomodoro che mia madre mi manda...
E i pensieri su che fare, dove andare, come stare...
Troppo, solo troppo...

venerdì 10 settembre 2010

Telefono senza fili...

E' noto a tutti il mio odio profondo e manifesto per qualsiasi forma di comunicazione stile social network et similia.
La Vale sono millemila annic he mi rompe perchè metta se non skype ma almeno messenger. Alla fine oggi per non sentirla più ci ho provato.
E' una comunicazione assurda e fasulla, del tipo cosa fai? chatto con te mentre dovrei lavorare o almeno far finta. Il mio capo che passa e se la ride. Ormai anche lui ha perso ogni speranza con me. Vabbè. Non ne capisco il senso di questa cosa. La Vale mi dice così ci parliamo nonostante io sia in Florida e tu in Texas. E nonpossiamo telefonarci la sera? Troppo arcaico. SOno un dinosauro e mi piace lo ammetto e allora??? Che odio. Ora lo saprà già anche Spencer, lo so, e sarò finita. Non mi farà più vivere. Per non parlare di mia sorella.
Devo disinstallare tutto al più presto...

mercoledì 8 settembre 2010

Storm

"Quell’uomo mi ha offerto, una sera, un bellissimo momento di silenzio. Non lo dimenticherò tanto presto. E’ uno dei miei ricordi migliori dell’anno. C’è chi serba il ricordo delle sue conversazioni, io rammento quel silenzio". (Nina Berberova)

Questo mi piace di te: poter stare in silenzio, ma insieme.

lunedì 6 settembre 2010

Le pecore sono tutte crollate dal sonno!

Sono le quattro di mattina...
Devo dormire Devo dormire Devo dormire...

Le pecore sono tutte crollate dal sonno!

Sono le quattro e mezza di mattina...
Devo dormire Devo dormire Devo dormire...

domenica 5 settembre 2010

Houston, abbiamo un problema.

Sono quasi le cinque e non dormo. E' da un'ora che giro e spadello fra cucina e salotto... Fa ancora caldissimo qui, siamo ancora sui trentacinque gradi, ma a quest'ora i venti gradi della notte mi paiono una manna.
Ho sentito mia madre ieri. Alla fine ho dovuto dirle del lavoro.
Per lei è stato come aprire i regali a Natali.
"Puoi fare domanda di trasferimento in Italia! (la ditta ha una sede per altro non troppo distante da Pavia...) O andare a lavorare in qualche base militare americana!"
.........
Mamma io ti capisco ma no grazie.
Io sono americana dentro
e qualcosa qui farò.

giovedì 2 settembre 2010

You belong to me

Ho sentito Spencer a telefono stamane, quasi come ogni mattina. COme quando eravamo insieme insomma. Però è carino, lo ammetto. E' una sorta di abitudine con cui iniziare la giornata, come bere il caffè o mettersi le scarpe. Se non lo sento ci penso e mi chiedo se va tutto bene. Me lo immagino vestito a puntino e rasato di fresco che esce dal suo palazzo e va a prendere la metro.
Dopo un pò che chiaccheravamo del più e del meno mi parte un embolo credo e gli dico:
"Ma perchè nonmi lasci andare una volta per tutte?"
E lui tranquillissimo "Perchè tu sei mia. Tu appartieni a me come io appartengo a te. Sei mia Eileen, mia e basta."
.......
Agghiacciante vero? Preoccupante anche se lo ha detto un inglese...

mercoledì 1 settembre 2010

KissAss!

Avete ragione. Insomma, mi sono riletta e mi pareva un bolg di una aspirante suicida. Eccheccazzo, no! Mi devo riprendere. Non è la fine del mondo (poco ci manca ma vvabbè.) Non posso stare qui a piangermi addosso. In fondo ho ancora quattro mesi buoni per pensare decidere trovare soluzioni. E ho dell'altro, ho una relazione con uno che ok sarà pure The Kings of Paraculs, che sparisce e si comporta esattamente come aveva promesso che non avrebbe più fatto, ma almeno ho una relazione. Ho anche un ex fidanzato newyorchese che morire se molla l'osso e per giunta, in quanti modi schifosi e subdoli sa essere carino e sa far sentire la sua presenza/mancanza. A volte penso che la cosa che faceva funzionare la relazione fra me e Spen erano proprio le sei ore di volo che ci separavano. Vabbè. Ho anche una mega super amicabarracollega stra incrisi come me se non peggio. Ho una casetta spaziosa e stupenda con un divano comodoso. Ho una macchinetta che mi porta dove voglio. Ho la tessera della biblioteca e quella del Blockcuster. Ho una carta di credito anche se mooolto limitata.
Il concettoè che ho altre cose. Devo tener duro e usare il tempo per pensare senza demolirmi.
Abbraccio.

Dopo questa dose massiccia di super ottmismo non chè botta di vita, Credo che andrò a farmi una birra messicana.