domenica 24 ottobre 2010

why don't you come away?

Stasera se ne va. Facevo la torta di mele da portare in ufficio e mi chiede "Perchè non posso averne mai una anche io? Una per me".
Non ne posso più, avrei voluto dirgli. Ma non gli ho detto niente.
QUando è qui prego perchè se ne vada subito. Quando è a seimila miglia da qui lo vorrei nel letto. Assurdo.
Abbiamo parlato tantissimo, tanto che mi sento stordita da tutte quelle parole. Ubriaca d'acqua, cabernet e monologhi.
E venerdì torna.
E se il venerdi' mi mette ansia e' perche' il venerdi' mi ritrovo sempre sola a sentire le follie di un uomo solo che blatera d'amore.

mi verrebbe da dire a volte, che oltre a questa voce e a queste mani... dietro questi capelli e queste smorfie che sembrano sorrisi... dietro ai 'si' ai 'no' e ai silenzi.. oltre ai pochi pensieri che racconto e alle carezze che ti faccio scivolare lente sul viso... dietro i 'dove sei, che fai, ti sto pensando e ti voglio bene'... dietro tutto in realta' mi verrebbe da dire che non c'e' piu' niente... e io non sono una soluzione, non sono un rifugio.

In definitiva sono stravolta di tutto. Delle parole, del sesso affamato, delle spiegazioni che pretende e non so dare, dei buchi nel petto e nelle calze.
Non ho dormito un minuto.
Ti prego, vattene a casa.

2 commenti:

  1. Che strappo.
    E' una espressione con poco senso e poca eleganza, ma mi viene proprio da dire
    Che strappo.

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  2. Oddio. Come capisco questa sensazione Eileen. E non so davvero cosa fare. L'unica certezza è che la mia testa (e non solo) sta da un'altra parte.

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