lunedì 13 dicembre 2010

Riassunto

La stanchezza mi assale, come al solito non c'è verso di dormire e mi rifiuto come sempre di prendere quelle stramaledette gocce. E giro, e scrivo. Qui ho persino paura di cucinare per non sporcare il candore immacolato di questa specie santuario. Non faccio nulla; vorrei pulire, lavare stirare, trasformarmi in una casalinga semi perfetta e lui "noooo! C'è Teresa!" e questa mi gira intorno mentre fisso il vuoto su un divano scomodo che non è mio. E lui è al lavoro. E io sono sola.
Poi sabato super mega litigata. Però come fa bene scaricarsi... lui vuole passare il natale a Londra, visto che sua madre non sta bene, e continua a rinfacciarmi che potrebbe essere il suo ultimo natale... io voglio, devo tornare a casa. Perchè non sto bene. E non so poi nemmeno io perchè nè se mi farà bene, ma sono cos' esausta di pensare... per cui sono volate parole grosse, che dopo uno dice non volevo dirlo, non lo pensavo davvero, eppure si sa in fondo al cuore, che non è così... alla fine mi sono messa a urlargli insulti in italiano che non poteva capire, e lui sul traduttore informatico a cercarne il significato...e io a pensare a quanto fosse lontano il Texas..
Poi ieri è stato ancora peggio... Ero in cucina e volevo prepararmi un sandwich, un pranzo vecchia maniera, io sola su un divano. E prendo un coltello a caso con gli occhi ancora gonfi di pianto, e non mi accorgo che è un coltello liscio, che non va bene per il pane. Per cui cerco di tagliare la fetta e trac! La lama scivola sulla crosta e praticamente mi si pianta fra il dorso della mano e il polso, e lì resta. Non ho neppure sentito male. sono rimasta lì come un'ebete a guardare la lama nella mia carne. e senza pensare l'ho tirata via, con una lentezza inverosimile. E lì è partito il fiotto di sangue. E lì mi sono svegliata dal mio torpore e ho sentito il male. Eppure è stato spaventosamente come una volta: dolore fisico, allora ecco, sono viva. E il sangue sempbrava impazzito non si fermava più, lordava stracci e piani di lavoro. Mi sono messa a urlare "SPEN!!" e lui è corso come un razzo e credo che gli stessero per cadere gli occhi.
Io urlavo corriamo all'ospedale ma lui si è rifiutato, asserendo che sarei morta prima dissanguata nell'attesa, che non avevo idea del tempo di attesa a NY. Così siamo usciti correndo, semi vestiti e semi in tuta, con uno straccio carminio premuto forte sul mio polso, diretti a piedi allo studio di uno dei suoi "amici della palestra" che fa il ginecologo ma empre un medico è, che abita pure lui nell'Upper Est. E la cosa assurda è che per strada, mentre lui era bianco come un morto e spaventatissimo, a me è preso un attacco di ridarella, chissà poi perchè. E ridevo come un'idiota, ridevo e piangevo. eLui credo si sia spaventato ancora di più, e alla fine si è arrabbiato, e poi non lo so nemmeno, e davanti alla porta della browntown mi dice "non l'ho mai fatto in tutta la mia vita, ma giuro sull'anima di mio padre, che se no la smetti ti metto le mani addosso!" e mi sono zittita. Poi il super perfetto ginecologo che pareva il solito modello di gomma ci apre e mi fa accomodare in studio. Mi fa delle micro iniezioni, e si ferma l'emorragia. Poi con un mega sorriso di plastica mi mette sette punti. E io parto, in pieno delirio credo a ripetere è stato un incidente. E lui lo so. E io è stato un incidente. E lui lo so. E io è stato un incidente. E lui sta zitto. Alla fine mi applica la medicazione e va di là a parlare con SPen.
Ringraziamo, sorridiamo, torniamo a casa.
Silenzio.
In casa mi dice "Come è successo?"
"Te l'ho già detto, è stato uno stupido incidente, stavo taglaindo il pane ho sbagliato coltello, scusa."
"E perchè ridevi?"
"non lo so."
"Eileen, Andrew (Il ginecologo ndr) mi ha detto che sospetta che non sia stato un incidente. Che eri strana."
"E cioè? cosa vorrebbe dire??"
"Che secondo lui è una ferita autoinflitta."
"MA SEI SCEMO???"
"Eileen, sei autolesionista? Stai così male? io mi sono reso conto del tuo disagio ma addirittura..."
Mi alzo, indignata, tronco il discorso.
Salto la cena, mi chiudo nel mio ostinato silenzio, mi metto sotto le coperte e non pronuncio più una parola, una sillaba. E anche lui.
Aspetto che vada al lavoro.

9 commenti:

  1. ...mi ripeto...ti leggo da poco...ma il tuo disagio è palpabile, è un macigno...nella vita si può sempre tornare indietro, si può sempre ammettere con se stessi prima che con gli altri, di aver fatto un errore...credo proprio che tornare in Italia per Natale non possa farti che bene...e guarda bene in fondo al cuore, all'anima...cerca di leggerci se quello che oggi hai è quello che vuoi...parli di casa immacolata, di litigi, di tu da sola...ma scusa e l'AMORE dov'è?????!!!! tanto più che dicevi di riuscire a dormire con lui, ed ora nemmeno quello....

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  2. Guarda, da parte mia c'è una continua e lucida presa di coscienza. Io inquadro e lavoro molto bene sugli altri, su di me molto meno. Cmq da parte mia non c'è l'amore, si capisce e si sa, e lo sa anche lui. Io l'ho già detto, gli voglio molto bene, ma ne voglio anche a mio fratello. Mi addolora il suo struggersi per una persona (che sono io) che non fa altro che allontanarlo e erigere muri (a volte persino fisici) e il suo continuo non capire dov'è l'errore e il suo credere che ci sia un modo, una soluzione, un incatesimo per sbrogliare la mia matassa. Lui è convinto che il problema sia io. se lui riuscisse a cambiare me tutto si risolverebbe e vivremmo felici e contenti. Il problema forse sarò io, ma io sono e resto così, non cambio per nessuno tanto meno per lui. Io mi aggrappo a questo rapporto perchè forse è l'unica cosa che ho, perchè se me ne vado da questa casa immacolata non ho casa in cui andare (è metaforico, intendiamoci). E poi forse c'è una sorta di sfida interiore, cioè se non riesco a fare funzionare questa vita, questa relazione, nessuna altra vita funzionerà mai... E' autolesionismo questo??

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  3. mmm...si. Mi dispiace dirtelo ma ad un certo punto i compromessi non possono essere più accettati. Se con lui non stai bene, se la vita che stai vivendo ti disgusta, se non trovi una parte di te in quella casa...perchè ostinarsi a vivere quel tipo di vita?
    Non lo capisco, non ti giudico assolutamente ma non lo capisco.
    Posso capire il bisogno di stare con qualcuno che ti vuole bene ma se questo ti crea disagio e non felicità...perchè continuare a insistere?
    Perchè scegliere di vivere una vita che non appartiene?
    Forse, e dico forse, dovresti dire addio all'America e tornare per un pò di tempo in Italia, dare una scrollata ad Eileen e ritornare nei panni di Eleonora.
    Mi dispiace così tanto leggere quelle parole...e poi la ferita...spero che tu guarisca presto e spero davvero che l'amico di Spen non avesse ragione.
    Vivere è un bene sacro, c'è solo questa vita che può essere brutta, odiosa, triste ma è pur sempre la tua vita!
    Vivila!
    E' difficile ma dovresti cercare di dare un taglio a tutti i tuoi problemi. Il trasferimento a NY non mi sembra che stia dando buoni frutti quindi torna qua, torna dalla tua famiglia e rifletti.
    Mi sono venute le lacrime agli occhi leggendo il tuo post.
    Tranquilla Ele, tranquilla.

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  4. mah! mi sembri, anzi sicuramente lo sei, una così Bella persona, così ricca di sfaccettature, così affascinante, complessa...e condivido in pieno il tuo urlo IO SONO E RESTO COSI'...io vedo uno spiraglio in questo, una voglia di affermare la tua individualità..la Vita è bellissima, ma breve...non sprecarla cercando di far vivere anzi sopravvivere un rapporto dove il massimo che senti è un bene come per un fratello, possibile che sia meglio stare con un uomo per paura della solitudine, piuttosto che stare felicemente sole? attenta, non è mia intenzione giudicarti, questo mai, io non sono niente e nessuno, mi scuso se ti è parso...vorrei tanto però farti riflettere..scusa ancora, ma ti sento sprecata...perle ai porci si diceva una volta, con il massimo rispetto per lui, ma se non lo ami, meriti di più, tutti abbiamo diritto alla nostra felicità, ed abbiamo il dovere categorico di cercarla, sempre e comunque, e credimi, vivo anch'io una situazione lacerante, ma cerco di volare, di alzarmi sopra le piccolezze umane...diceva Nietzsche: Più ci innalziamo e più sembriamo piccoli agli occhi di coloro che non sanno volare.
    Un abbraccio caldo in quell'appartamento asettico...spiega le tue ali, e prova a volare, basta autolesionismo, AMATI, ti ameranno anche gli altri.

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  5. Credo che prima te ne vai da lui,prima inizi a vivere.!Non puoi continuare a fare ciò che non vuoi, a stare dove non vuoi stare, a vivere con chi non vuoi vivere!Parti da qui!Sii la parte forte tra i due, decidi tu per lui e non tornare indietro!Se sei certa di non amarlo...!!Regala a te stessa e a lui la libertà!Trova il coraggio di ricominciare!

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  6. Però devo chiarire: io NON sono autolesionista. E' vero lo sono stata anni fa ma non lo sono ora. Quel che è successo è stato seriamente SOLO un incidente. Poi l'adrenalina che ne è seguita mi ha reso rimbicillita forse, ecco quello sì, ma giuro, non era una ferita autoinflitta.

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  7. Eileen, io non capisco una cosa: ma hai mollato il lavoro sicuro a Dallas per un pto di domanda a NY?

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  8. Il posto sicuro di BigD. diventava posto spostato in Houston, il trasferimento era comunque necessario e ancora più incasinato, visto che per da H. a NY c'è un'ora di volo in più perrsino... e poi,..e poi ci sono stati altri casini. SE rileggi indietro li scopri.

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  9. spero sia vero. perchè se vengo a sapere che invece hai ripreso ti ammazzo io.

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