domenica 29 novembre 2009
Week end
Dovete sapere che ho un fidanzato di New York. A dire la verità è inglese di Londra, ma come me è importato negli States, anzi, da molti più anni di me. Vive a New York appunto e fa il consulente legale, in pratica l’avvocato. E’ una professione che non mi ha mai affascinato, ma a lui riesce particolarmente bene, visto che è praticamente il vice capo del suo ufficio. In questi giorni di festa (vedi Thanksgiving) è venuto qui da me, a Dallas. Entrambi per vederci siamo pendolari del week end, anche se non particolarmente spesso: il viaggio è costoso e a dirla tutta, spesso mi piace davvero molto godermi il silenzio e la tranquillità del mio appartamento. Comunque, in questi giorni ho un inquilino. Se non convivi o non sei abituato come me, avere qualcuno che ti gira per casa in pigiama è un po’ strano. Io poi sono super precisa e ordinata, fino al limite(e oltre, lo ammetto), lui invece è davvero molto inglese, calmo e pacato e terribilmente lento. Comunque mi ripeto che per quel poco che ci vediamo, lo devo tollerare. Povero. Si è evitato dignitosamente il Black Friday, cioè il venerdì successivo al ringraziamento, in cui orde di americani impazziti si riversano nei negozi e si azzuffano (ma sul serio!) per ogni tipo di sconto o merce. Io e la mia amica Ashley invece ci siamo diligentemente messe in coda dalle quattro del mattino (si, avete letto bene) fuori dagli Store della Big D. (ndr Dallas)per poi tornare cariche di golfini misto cachemire di due taglie troppo piccoli per noi, ma vuoi mettere la soddisfazione dell’offerta?!? Ma torniamo al mio inquilino. A colte mi metto a pensare alla nostra relazione (ricordate, sarebbe il mio fidanzato), il nostro essere così distanti, e non solo fisicamente ma anche culturalmente, eppure volersi bene, a modo nostro,certo. Non siamo molto espansivi, né io né lui. Credo che vado contro l’immagine che gli americani in genere hanno degli italiani. Eppure è così. Al massimo andiamo a fare la spesa o a cena o al cinema. Non ci teniamo mai per mano né ci baciamo in pubblico. Molto british. Una volta mi ha chiesto “Do you love me?!” con una certa increspatura nella voce. Gli ho detto di sì, ovvio, ma non so se fosse davvero la verità. Credo di bastare a me stessa. Dopo anni di vita in solitario, di spostamenti quasi come salti nel vuoto, dall’Italia, alla Danimarca (dove vivevo prima) e poi al Texas, non sento davvero il bisogno di avere accanto un’altra persona. Mi dà un senso di sicurezza sì, ma non so se davvero posso chiamarlo amore. Non so se per lui questo poi valga lo smacco di dover ammettere in giro di avere una fidanzata texana…
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